Altri 27 passeggeri con destinazione diversa da Aprilia stanno ancora in viaggio per raggiungere le proprie case, la propria vita, che non ci appartiene più, deprivata di ogni tempo, spazio, affetto, diritto, da chi gestisce questi treni pensando di spostare pacchi. Arrivata alla stazione Termini intorno alle 23, mi accorgo che sul display l’ultimo treno utile per il profondo sud (il reg. 12285 delle 23:36 per Formia) non ha ancora assegnato il binario. Alle 23:10 appare la ferale conclusione dei nostri timori: SOPPRESSO. Niente altro. Devono essere impazziti, è stato il primo pensiero: non possono sopprimere l’ultimo treno dei lavoratori, come facciamo a tornare a casa? Ci precipitiamo in massa all’ufficio assistenza clienti e esigiamo delle spiegazioni. Provano a rifilarci la balla dello sciopero. Nossignori, lo sciopero inizia alle 00:01 e tutti i treni prima di quell’ora devono espletare il servizio fino a fine corsa, questo è il mio punto fermo. E voi ci dovete fornire un mezzo sostitutivo per ritornare a casa! Arrivano una dozzina di Poliziotti, noi ci barrichiamo dentro l’Assistenza ed esigiamo che i responsabili siano tirati giù dal letto per risolvere il problema, che dalla sala dei bottoni hanno liquidato con una comunicazione a display alla clientela. La prima risposta è che il regolamento non prevede mezzi sostitutivi in caso di sciopero. Insisto che qui non si anticipa di un’ora uno sciopero proclamato a partire dalle 24, che le regole vanno rispettate, che è folle privare di un servizio costituzionalmente sancito (art.16) con la consapevolezza che la gente non ha alternative. Dopo un’ora di diatribe arriva la seconda proposta: vi apriamo la sala d’attesa ed aspettate il prossimo treno del mattino (alle 6:07 per Nettuno e 6:26 per Formia, i primi in fascia garantita durante lo sciopero). A quel punto non ho più trattenuto l’indignazione e ho gridato loro che noi non siamo pacchi da lasciare in banchina o spostare in sale varie. Quel servizio universale che è il trasporto ferroviario lo abbiamo pagato e trenitalia ce lo deve fornire a tutti i costi!
Si riunisce nuovamente il sommo consiglio e alle 2:00 finalmente deliberano che per risolvere questo problema di ordine pubblico chiameranno una ditta di autobus. Molto gentilmente ci offrono di accomodarci nella sala d’attesa e distribuiscono un pacchetto ciascuno con bevande e snack.
Alle 3:00 arriva un autobus gran turismo che imbarca i 28 tenaci pendolari che si erano arroccati a Termini ad esigere il rispetto di un diritto negato. Domani, a mente più lucida, formulerò la denuncia a nome di tutti. Chi ha responsabilità di questo grave disagio deve pagare. Abbiamo subito un danno biologico (tutta la notte svegli), un danno esistenziale (privati della possibilità di tornare a casa), un danno economico (impossibilitati a riprendere il treno del mattino presto per ritornare a lavoro). Ci aspettiamo un risarcimento e, per una volta su un milione, un po’ di giustizia.
Rosalba Rizzuto”