E’ quindi una tematica che si trascina dal 2001, anno in cui è stata recepita la direttiva, poi sottoposta a richiesta di deroghe da parte del Governo. La nuova giunta regionale, in carica da marzo 2013, ha cercato di operare in maniera tempestiva per risolvere l’annosa questione. Tra l’altro, il 24 febbraio scorso, proprio a questo proposito la Regione ha inviato al Ministero della Salute una circostanziata relazione sul proprio operato, rispondendo in merito al contenimento dei parametri stabiliti sino alle azioni di comunicazione alla popolazione. Si ricorda che questa amministrazione sta gestendo un piano di circa 36 milioni sull’emergenza arsenico in provincia di Viterbo. Tali fondi sono stati suddivisi in un appalto di I fase, pressoché ultimato, ed uno di II fase in corso di esecuzione. L’appalto di I fase ha riguardato sia i Comuni aderenti al Gestore unico Talete SpA sia quelli non aderenti, caratterizzati dalla presenza di acque ad uso umano con concentrazione di arsenico superiore a 20 µg/l. L’intervento ha previsto la realizzazione di 34 potabilizzatori in 18 Comuni, per un costo complessivo di circa 13 milioni di euro, comprendendo in tale somma anche la realizzazione di 3 potabilizzatori rientranti in II fase, riguardanti Grotte di Castro e Mazzano Romano. Ad oggi, gli interventi di I fase risultano ultimati, con acqua dearsenificata immessa in rete, fatta eccezione per l’impianto di Bagnoregio, bloccato dalla Sovrintendenza e riprogettato, e per gli impianti di II fase (Grotte di Castro e Mazzano Romano). Per gli interventi di II fase (ovvero quelli relativi ai Comuni aventi nelle acque concentrazioni di arsenico comprese tra i 10 e i 20 microgrammi/litro), si prevede la realizzazione di 49 potabilizzatori in 35 Comuni, per cui la Regione Lazio ha stanziato l’importo complessivo di 24.235.000 euro. Per questa II fase, si è stabilito di procedere separatamente per i Comuni aderenti al gestore unico del S.I.I. Talete SpA e per quelli non aderenti. Si ricorda inoltre che la Regione Lazio ha stanziato per la I fase un ulteriore importo di circa 3 milioni e, in questo modo, ha inteso far fronte all’attività di affiancamento gestionale per sei mesi, sostenendo anche i costi per la sostituzione del materiale filtrante in corso di esaurimento. In questo quadro, la nuova azione dell’Amministrazione regionale è già rivolta ad una nuova prospettiva infrastrutturale, una progettualità che riguarda un territorio vasto e variegato sotto il profilo geologico. Si è infatti deciso di impegnare fondi europei per 110 milioni di euro anche per opere finalizzate al raggiungimento di un assetto più stabile e definitivo, attraverso la creazione di nuove connessioni tra acquedotti finalizzate alla miscelazioni di acque provenienti da siti diversi, così da addolcire la presenza di arsenico”.