“È necessario fare chiarezza su un tema di fondamentale importanza quale quello delle politiche sociali, un settore in cui l’azione congiunta delle Amministrazioni comunali di Cerveteri e di Ladispoli ottiene da tempo risultati eccellenti. A seguito delle dichiarazioni diramate in queste ore a mezzo stampa dal Comitato per la Legalità, è innanzitutto importante definire la legittimità dell’incarico affidato al Responsabile dell’ufficio di piano del Piano di Zona. Tale incarico, infatti, è stato conferito a seguito di una selezione pubblica e chiunque, avendone i titoli, ha potuto parteciparvi. Inoltre, giacché l’attuale incarico è in scadenza, a breve sarà pubblicato un nuovo bando. In merito alla qualità del lavoro dell’Ufficio di piano, è stato proprio l’Assessore ai Servizi Sociali della Regione Lazio, Rita Visini, a mettere in evidenza che molti Distretti hanno difficoltà ad attivare i servizi malgrado i finanziamenti regionali. Il nostro Distretto, invece, è uno dei pochi, proprio perché ben gestito, ad aver già ricevuto la liquidazione del Fondo 2013. Differentemente da quanto viene affermato nel citato articolo, la Legge non ha posto in questi anni divieti all’utilizzo di personale in pensione, così come è errata la cifra riportata riferita al budget per la direzione dell’Ufficio che non ammonta a 32mila euro bensì a 20mila euro lordi annui. In altri distretti la spesa per l’ufficio di piano si aggira intorno ai 50/60mila euro annui. Nel nostro caso, invece, si è preferito ampliare il budget destinato alle prestazioni nell’area della disabilità. I benefici di tale scelta sono sotto gli occhi di tutti: se i comuni di Cerveteri e Ladispoli, stretti come tutti nei limiti della spending review hanno potuto mantenere un ottimo livello di prestazioni sociali, ciò è dovuto alla gestione oculata dei fondi regionali. Una gestione peraltro ampiamente partecipata: in questi anni decine di Tavoli di Lavoro hanno coinvolto nelle scelte strategiche del Piano di Zona cooperative, associazioni, organismi del volontariato, sindacati, rappresentanti di utenti ed esperti. Ed è proprio per la creazione di questa rete di collaborazioni che è stato possibile proporre e richiedere dagli organismi del ’Privato sociale’ ulteriori finanziamenti per altre progettualità in campo sociale. Oggi possiamo affermare che nella crisi occupazionale generale, il settore dei servizi sociali non solo regge, ma ha allargato il numero degli addetti. Tutto ciò è avvenuto nella piena legalità e trasparenza. Per esempio: l’accesso alle residenze sanitarie assistite è disposto dalla ASL e non dai Comuni, i quali definiscono solo la quota economica a carico dell’utenza, quota che poi viene rimborsata dalla Regione Lazio. Quanto alle cifre destinate alle utenze dei due Comuni, queste non possono in alcun modo dipendere da decisioni prese ’a monte’ ma dipendono essenzialmente dal numero di utenti che si rivolgono ai servizi, in base alle peculiarità sociali e demografiche del territorio. Lo stesso vale per le spese destinate al ricovero in istituto dei minori, dove è addirittura la Magistratura, e non i Comuni, a disporre i provvedimenti. I Comuni al contrario, attraverso i Servizi Sociali, cercano di ridurre al massimo l’utilizzo del ricovero in istituto, sostenendo le famiglie sia economicamente che dal punto di vista educativo e pedagogico. Se anche i risultati ottenuti fino ad oggi sono ottimi, molto altro resta ancora da fare per il Sociale. Benvengano, quindi, le osservazioni e i suggerimenti dei Comitati e degli esperti, purché queste siano realmente indirizzate a migliorare i servizi, e non soltanto a screditare il lavoro altrui.”