Andiamo oltre, sono già partite le solite promesse condite da assurdità sia teoriche che pratiche in particolare, ci riferiamo a quanto dichiarato dall’assessore Spallacci il quale, asserisce che coloro che difendevano gli alberi conoscono poco la materia. Infatti, egli noto “capiscione” o meglio “tuttologo”, cita Socrate ma si dimentica di come l’uomo ha bisogno della natura per vivere e che non sia salubre opporsi alle leggi della stessa. Sarebbe utile ricordare un antico proverbio indiano, “quando avrete abbattuto l’ultimo albero, pescato l’ultimo pesce, inquinato l’ultimo fiume, allora vi accorgerete che non si può mangiare il denaro”. La nostra strana città è amministrata da forze che si richiamano all’ambientalismo, ma da noi gli alberi si tagliano e non si piantano, anche in spregio a norme di legge, ma questo l’Assessore non lo dice. Tra un sofismo e l’altro – giacché cita Socrate – sarebbe da spiegare il metodo “democratico” intrapreso, infatti, se da una parte si asserisce di aver concordato con il Comitato di quartiere tale intervento, come mai non si è voluto tenere conto delle centinaia di firme di cittadini a sostegno degli alberi? Evidentemente, l’Amministrazione si sceglie i propri interlocutori secondo la propria convenienza e non certo di quella dei cittadini. Un metodo democratico “ad minchiam” – perdonate il finto latinismo – in sostanza. Inoltre, dalle dichiarazioni rilasciate proprio dal Presidente del Comitato di Quartiere stesso, arrivano delle evidenti smentite su questo iter “condiviso” infatti, appaiono assolutamente inutili sia la pista ciclopedonale (visti i risultati di quella realizzata e oggetto di derisione e sconcerto da parte dei cittadini apriliani), che il senso unico per le autovetture. Intanto la carreggiata è stata già dimezzata. Le conseguenze di quest’ultimo provvedimento arrecheranno danni ai commercianti già parecchio in difficoltà. Insistere a tagliare alberi e non sostituirli, spendere soldi per presunti interventi di riqualificazione che altro non sono che meri spot pubblicitari, mentre le reali emergenze della popolazione sono disattese, riempire il territorio di siti inquinanti e non fare nulla per la riconversione e la bonifica d’intere aree, è un comportamento irresponsabile e non più tollerabile”.