L’Italia cresce meno delle altre economie avanzate: secondo le ultime previsioni del Fmi nel 2017-18 l’economia italiana crescerà dello 0.7% ritmo dimezzato rispetto a quello di Germania (1,5%) e Francia e Regno Unito (+1,4%) e meno di un terzo di quello previsto per gli Usa (2,4%) e Spagna (+2,2%).I processi di crescita vanno accompagnati da un contesto favorevole alle attività di impresa e da un’elevata qualità dei servizi pubblici, su cui l’Italia mostra evidenti carenze. Nell’aggiornamento Doing Business 2017 della Banca Mondiale – che analizza le regolamentazioni che influiscono sull’attività imprenditoriale – l’Italia è al 50° posto nel mondo per condizioni favorevoli a ‘fare impresa’, 33 posizioni dietro alla Germania (17° posto), 21 posizioni dietro alla Francia (29°) e 18 posti dietro alla Spagna (32°). La distanza si amplia nei confronti del mondo anglosassone e il gap arriva a 42 posizioni per gli Stati Uniti (8°) e 43 per il Regno Unito (7°). La posizione dell’Italia si associa ad una evidente ritardo in ambiti relativi a importanti servizi pubblici: per i permessi di costruzione siamo all’86° posto, per la risoluzione di dispute commerciali siamo al 108° posto, per procedure e tempi per pagare le tasse al 126° posto. L’arretramento dell’Italia nella qualità dei servizi pubblici non è giustificato da una minore spesa pubblica: nel 2017 la spesa corrente primaria (al netto degli interessi) in Italia è pari a 714,1 miliardi di euro, pari al 42% del PIL, superiore di oltre un punto alla media UE (40,9%). Il ritardo dell’Italia evidenzia la necessità di proseguire sulla strada delle riforme volte a dare efficienza ed efficacia ai processi di produzione dei servizi pubblici. A tal proposito va osservato che secondo l’analisi dei dati dell’ultima rilevazione di Eurobarometro della Commissione europea sulla qualità percepita dei servizi pubblici l’Italia è agli ultimi posti nella classifica dell’Unione europea. A fronte del 52% di cittadini dell’Unione europea che giudicano buona la fornitura di servizi pubblici nel proprio paese, la quota si dimezza al 23% per l’Italia collocandola al 27° posto in Ue; condizioni peggiori si riscontrano solo in Grecia. A tal proposito va evidenziato che proprio i Paesi che hanno accumulato un alto debito pubblico – Italia e Grecia – non hanno finalizzato gli squilibri di bilancio per rafforzare qualità e quantità dell’offerta dei servizi pubblici, appesantendo invece le condizioni di contesto per la crescita con effetti sulla sostenibilità del debito stesso.