Tarquinia – Lettera degli ambientalisti al sindaco di Tarquinia Pietro Mencarini in vista della Conferenza dei servizi di oggi sull’impianto a biogas proposto dal Consorzio Pellicano. I cittadini, come reiteratamente già fatto (in data 17.03.2014 e 08.04.2017) chiedono al primo cittadino, in qualità di massima Autorità sanitaria locale, di concretizzare il suo diniego avvalendosi, in sede di conferenza dei servizi Aia, prevista per oggi, dei poteri di cui al Regio Decreto 27 luglio 1934, n. 1265, esprimendo parere negativo alla realizzazione dell’impianto di compostaggio con sistema anaerobico per produzione di energia e di gas metano.
“Abbiamo appreso, ed apprezzato, il suo ribadire la contrarietà dell’amministrazione comunale alla realizzazione dell’ impianto per la produzione di gas metano attraverso la digestione anaerobica di rifiuti organici urbani e di scarti derivanti da fanghi di depurazione e forsu proposto dal Consorzio Pellicano in Località Olivastro, – scrivono Simona Ricotta del Forum Ambientalista e Gian Piero Baldi dell’associazione Bio Ambiente – attraverso la mozione votata all’unanimità nel consiglio comunale del 30 agosto. Non possiamo, però, non evidenziare che tale atto, oltre a non sancire il diniego all’insediamento di impianti inquinanti su tutto il territorio comunale, ma a limitarlo all’impianto proposto in località Olivastro, pecca di alcune ulteriori criticità, primo fra tutti un fermo impegno a tutela della salute dei cittadini di Tarquinia. Nella delibera, ad esempio, non si fa riferimento alcuno al fatto che, l’impianto in oggetto rientra tra le industrie insalubri di 1^ classe, per essere iscritto nell’elenco di cui al D.M. 5 settembre 1994, lettera B, punto n. 100 (“rifiuti solidi e liquami: depositi ed impianti di depurazione, trattamento”), con tutto ciò che ne consegue ai sensi dell’art. 216 del Testo Unico delle leggi sanitarie (Regio Decreto 27 luglio 1934, n. 1265), ove è previsto che gli impianti riconducibili alle industrie insalubri di 1^ classe devono essere “isolati nelle campagne e tenuti lontani dalle abitazioni”. Ci saremmo aspettati, ma non ve ne è traccia nella delibera approvata, una espressione di forte criticità verso la “nota” della ASL VT che non esplicita concretamente un netto diniego al progetto, ma dopo aver lamentato la scarsità di documentazione progettuale, appura – bontà sua – che in località Olivastro a breve distanza dall’area dove si vuole localizzare l’impianto in questione, e cioè entro 300 metri, vi sono degli “edifici”. Edifici, egregio Sindaco, che sono le abitazioni di uomini e donne in carne e ossa che subiranno in prima persona e sulla propria pelle le conseguenze di un’eventuale installazione di un impianto insalubre vicino ai loro luoghi di vita. Motivo per il quale le chiediamo di inoltrare specifica richiesta affinché i “camici bianchi” della ASL vengano a constatare di persona ciò che è dichiarato nella perizia tecnica giurata in tribunale dal geometra M.A. (documento agli atti del procedimento) e cioè che in realtà vi sono numerose famiglie, anche con bambini di solo un anno di vita, che risiedono a pochi metri (una addirittura a Km zero) dall’insediamento industriale che si vorrebbe realizzare. Riteniamo utile, inoltre, porre alla Sua attenzione che nel sopra citato art. 216 del R.D. 27 luglio 1934, n. 1265 si legge: “Chiunque intende attivare una fabbrica o manifattura, compresa nel sopra indicato elenco, deve …darne avviso per iscritto al podestà, il quale, quando lo ritenga necessario nell’interesse della salute pubblica, può vietarne la attivazione o subordinarla a determinate cautele.” A tal fine le ricordiamo che l’Alto Lazio è una delle zone in Italia con i tassi più elevati d’incidenza di patologie neoplastiche (mortalità per cancro + 10% rispetto al resto del Lazio – Dati Sanità Regione Lazio), come si evince anche dallo studio “Valutazione epidemiologica dello stato di salute della popolazione residente nei Comuni di Civitavecchia, Allumiere, Tarquinia, Tolfa e Santa Marinella”, redatto dal Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale della Regione Lazio e pubblicato nel Febbraio 2012. Dati allarmanti riconfermati anche nel più recente “Effetti delle esposizioni ambientali e occupazionali sulla mortalità della popolazione residente nell’area di Civitavecchia”, anch’esso del Dipartimento di Epidemiologia della Regione Lazio pubblicato nel Maggio 2016. A quanto sopra si aggiunga che è dato scientificamente acclarato che gli impianti con produzione di biogas:danno luogo ad importanti emissioni in atmosfera di numerosi composti chimici, tra i quali sostanze nocive alla salute umana (alcune delle quali cancerogeni certi per l’uomo): ossido di azoto e zolfo, acido cloridrico, formaldeide (Gruppo 1 IARC), monossido di carbonio, acetaldeide, metanoincombusto, alte concentrazioni di CO2, e produzione di polveri sottili, tutti fattori di alto rischio procancerogeno o di malattie respiratorie e cardiovascolari; sono ad alto rischio di contaminazione patogena batteriologica e pertanto non sono assolutamente innocui né per i terreni né per la falda acquifera che, nel caso specifico, è rilevabile a quote “prossime a quella di campagna” come evidenziato nel parere dell’Area Difesa del Suolo della Regione Lazio prot. 150600 del 7 aprile 2011. Infatti, la fermentazione anaerobica dei rifiuti organici favorisce la produzione di batteri sporigeni anaerobi come il Clostridium Botulinum che, attraverso il digestato (prodotto finale della lavorazione di tali impianti) successivamente sparso sui campi come concime, può determinare problemi anche mortali negli animali d’allevamento e finanche alle persone (Allarme botulismo dalla Germania; Prof. Dr. Helghe Bohnel); emettono emissioni odorifere fortemente fastidiose; Non è certo casuale, in tal senso, che la stessa Valutazione d’Impatto ambientale approvata con Determinazione n. GO1533 del 14 02 2017, seppur basata su un’istruttoria estremamente carente, prescriva comunque “almeno un anno prima dell’entrata in esercizio dell’impianto …omissis…il monitoraggio della qualità dell’aria finalizzata alla determinazione dei livelli di PM10, PM 2,5, NO2, NH3, Benzene formaldeide” e “… due campagne di durata mensile per anno (una nella stagione calda ed una nella stagione fredda) di rilevamento delle deposizioni atmosferiche dei microinquinanti organici (IPA, PCDD, PCDF, PCB totali e PCB diossino-simili) ed inorganici (metalli: As, Pb, Cd, Ni, Cu, Cr, Hg). “ specificando che “Tali composti sebbene emessi in quantità minime possiedono infatti proprietà chimico fisiche e tossicologiche capaci di indurre nel tempo situazioni di rischio”. Converrà, peraltro, con noi che gli effetti dell’impianto come sopra illustrati avranno un effetto cumulo con le altre attività ad elevato impatto ambientale già presenti sul territorio (Centrale a carbone di Torrevaldaliga Nord, centrale turbogas di Torrevaldaliga Sud, centrale policombustibile di Montalto di Castro, porto crocieristico, deposito di pet coke in località “I Cipressi”, centro di smaltimento per le armi chimiche CETLI, etc..) dal quale risulterebbe un vero danno esponenziale per la salute dei cittadini e dell’ ambiente”.
(Seapress)