Civitavecchia – Ce l’hanno fatta a dare il colpo di grazia anche alla processione del Cristo Morto, ultimo baluardo della tradizione Civitavecchiese. Da tantissimi anni in città il sacro e il profano si incontrano il Venerdì Santo, quando il corteo religioso in cui sfilano i penitenti sotto l’occhio vigile dell’Arciconfraternita del Gonfalone, conclude il suo percorso in via Piave con la caratteristica corsa dei carri che raggiungono la chiesa. Quest’anno a quanto pare le cose sono cambiate: la nevicata di febbraio ha lesionato il cornicione di un fabbricato proprio in via Piave, inducendo le istituzioni locali a vietare quel percorso ormai transennato. La storia è sempre la stessa: il Comune non ha i soldi e tutto quello che cade a pezzi non torna nuovo. La stessa regola che vale per le buche sull’asfalto, tanto che per la processione del Cristo Morto quest’anno era già stata disposta una drastica riduzione del percorso. Impossibile per i penitenti scalzi percorrere certe strade di Civitavecchia senza rischiare grosso, motivo per il quale qualcuno ha voluto tagliare la testa al toro, eliminando dal tragitto alcune zone importanti della città. Ma a quanto parte non bastava. I rischi prodotti da un cornicione pericolante si sono mescolati drammaticamente a quelli prodotti ogni giorno da amministratori incapaci e ora anche irrispettosi delle tradizioni. La processione del Venerdì Santo uscirà dalla chiesa percorrendo via Manzi e rientrerà passando dalla stessa strada.
Niente corsa dei carri per tornare a piazza Leandra, nessuna attesa nei pressi della chiesa per assistere alle fasi finali del corteo religioso. Chi avrebbe dovuto mettere mano con serietà al problema per evitare l’ennesimo colpo al cuore della tradizione? La Civitavecchia delle chiacchiere e dei proclami, nella quale anche la storia cede il passo all’improvvisazione.
(seapress)