Civitavecchia – Basta decisioni unilaterali, l’accordo sottoscritto va rispettato. Si potrebbe sintetizzare così la posizione assunta dalla Cgil in merito alla vicenda Csp, che vede continuamente penalizzati i lavoratori delle municipalizzate a fronte di generose concessioni dell’amministrazione comunale a tutto vantaggio dei ruoli apicali.
«Sia chiaro – scrive la Cgil – Funzione pubblica in accordo con la Rsu – così non ci siamo. Le vecchie abitudini, a quanto pare, sono dure a morire. Abbiamo sottoscritto un accordo, la Fp Cigil sta tenendo fede a quanto sottoscritto ed è nostra intenzione, oltre che nostro costume da sempre, rispettare e difendere gli impegni condivisi. Non di meno però è nostro costume rivendicarne il rispetto dalle parti datoriali». In buona sostanza dalla riduzione di una sola g i o r n a t a lavorativa per ciascun dipendente, come da accordi presi con i sindacati, si è arrivati all’applicazione della trattenuta di una giornata di lavoro si tutte le voci di salario accessorio e poi alla decurtazione di una voce economica, prevista dal CCNL come elemento di retribuzione che nelle buste paga dei lavoratori ha subito una decurtazione di oltre 100 euro. Tutto questo con decisioni unilaterali, senza coinvolgere le parti sociali.
Il paradosso è rappresentato dall’applicazione della legge Madia sul compenso dell’amministratore De Leva: oltre 20mila euro in più per ogni anno. Il sindacalista Diego Nunzi, in una lettera indirizzata al sindaco Antonio Cozzolino e all’amministratore unico De Leva, mette le cose in chiaro: «Ritenevamo che con l’intesa si fossero finalmente superati gli atti e le interpretazioni unilaterali in Csp – si legge nella nota – che ha un vertice definito e può operare in trasparenza e per giunta in applicazione di un accordo definito che prevede tappe e temi di confronto».
L’applicazione della legge Madia, a tutto vantaggio dell’amministratore unico Csp De Leva, non è il punto principale della questione affrontata dalla Cgil: non si possono crocifiggere i lavoratori con tagli e decurtazioni e paradossalmente concedere di più in termini economici al vertice di una società che non vive certo un periodo roseo. «Appare inopportuno applicare la legge Madia solo sul compenso di uno – afferma Diego Nunzi – e poi inventare di sana pianta decurtazioni di parte integrante dello stipendio, questa sì obbligatoria, sulla pelle di tanti. La legge Madia non impone quel trattamento, ma lo consente». Un atteggiamento sbagliato da parte dell’amministrazione che alla Cgil Funzione pubblica appare senza fine: «Non siamo quelli che gridano di invalidare l’accordo – prosegue il sindacalista – poiché lo riteniamo un buon accordo. Auspichiamo un cambiamento di rotta».
(seapress)