Roma – La Prima categoria della Virtus Divino Amore continua a sperare. Nella semifinale d’andata di Coppa Lazio sul campo della Nuova Pescia Romana, seconda della classe del girone A, la squadra di mister Di Marco ha ceduto per 2-1 segnando proprio nel finale con il giovane Mancini la rete che tiene aperti i giochi. «Avremmo meritato anche il pareggio per quanto prodotto in campo – dice il centrocampista classe 1998 Matteo Biancolillo, elemento della Juniores provinciale alla sua seconda partita da titolare in prima squadra – Già nel primo tempo c’era stato un salvataggio sulla linea sul tentativo di Francesco D’Auria, poi abbiamo colpito anche un palo con Addi e creato altre opportunità. Abbiamo subito il gol dello 0-1 a pochi minuti dalla fine del primo tempo, poi alla stessa maniera è arrivato il raddoppio dei padroni di casa a cinque minuti dal termine della gara, ma per fortuna siamo riusciti ad accorciare le distanze. Nel ritorno del prossimo 11 aprile abbiamo tutte le possibilità di conquistare la finale e poi giocarcela anche nell’ultimo atto». La Virtus Divino Amore dovrà anche pensare ad “aggiustare” una classifica di campionato che nel girone di ritorno si è un po’ complicata. «Siamo convinti di poter centrare anche quell’obiettivo. Dopo la sosta avremo una partita sempre molto sentita, quella casalinga contro la Nuova Virtus seconda in classifica: da lì proveremo a ripartire». La sua storia è davvero particolare: fino all’anno scorso Biancolillo giocava a calcio a 5 (pur avendo fatto il settore giovanile nel calcio col Fonte Meravigliosa), poi quest’anno si era fermato e a novembre un amico lo ha convinto a entrare nel gruppo della Juniores provinciale della Virtus Divino Amore. «Mister Lattanzio mi ha sempre dato fiducia e ha detto di credere nelle mie possibilità. Per me è motivo di orgoglio essere riuscito nel giro di pochi mesi a entrare a far parte del gruppo della Prima categoria dove tutti mi hanno accolto molto bene. Mister Di Marco mi ha dato spazio e io sto cercando di ripagare le aspettative sue e di tutta la società».