Ladispoli – Salterà l’estate dei camping anche nel 2018. Turismo compromesso e soluzioni tampone. I tempi tecnici ed il lavoro dei burocrati sembra, da quanto apprendiamo, non essere stato sufficiente a dare speranza alle strutture di Via Roma che anche quest’estate, con tutta probabilità, rimarranno a bocca asciutta e salteranno il giro.
Pare che la Regione Lazio ha subìto dei rallentamenti sull’iter della conferenza dei servizi, rimandando ancora la questione. Provvedimenti di ripiego sarebbero stati adottati da Palazzo Falcone in questi giorni. Si apprende che l’amministrazione del sindaco Grando vorrebbe destinare, per arginare la furia della crisi, dei parcheggi su Via Roma, in aree a pagamento su alcuni terreni antistanti la zona costiera. In sintesi potrebbe trattarsi di una proposta simile per la quale il precedente sindaco Paliotta venne attaccato selvaggiamente in campagna elettorale, quando con un’ordinanza disponeva la possibilità di aprire, in emergenza, dei parking per togliere le auto dalla carreggiata.
A confermare la linea pessimistica sulla riapertura il sindaco Grando stesso, nel corso di una nostra intervista che rimanda all’anno prossimo: «Entro poche settimane contiamo di portare in Consiglio comunale l’adozione della variante delle aree di via Primo Mantovani. Come da programma elettorale stiamo lavorando sulla ripianificazione urbanistica di questa zona. Il percorso è abbastanza lungo e speriamo si concluda in tempo per la stagione estiva 2019.
Nel frattempo abbiamo provveduto, con diverse delibere di indirizzo della Giunta comunale, ad emanare degli atti che consentiranno, nei terreni che non sono stati sottoposti a sequestro giudiziario, di effettuare attività di rimessaggio barche, attività di parcheggio per i fruitori delle spiagge e di creare dei punti ristoro con strutture leggere di facile rimozione».
Ma la questione non è solo quella di riaprire i 3 campeggi di via Roma, bensì interrogarsi sul futuro della costa e su quale visione di turismo verrà messa in campo.
Anche se il Comune in materia urbanistica e demaniale, aveva già predisposto una variante complessa, per destinare nuove aree turistico-ricettive nelle zone comprese tra il demanio marittimo, Via Primo Mantovani, Via San Remo e il confine con l’area protetta della palude di Torre Flavia, i tecnici di Palazzo Falcone avevano indicato la revoca della deliberazione di Giunta comunale della precedente amministrazione, la n. 59 del 13/04/2016, ritenuta in fondo inutile, benchè attuasse la Deliberazione del Consiglio n. 10 del 25/2/2016 inerente la «riqualificazione del litorale di Ladispoli» a fronte delle difformità riscontrate dalla Procura.
Nel mentre, l’ombra dei ben noti potentati edificatori, aleggia sul litorale, ormai precarizzato nella sua destinazione e nella sua economia, in vista anche della imminente applicazione della direttiva europea che vorrebbe nuove aste sulle concessioni entro il 2020, il timore per le strutture balneari e su suolo demaniale è grande. Ridotti alla fame, in molti sarebbero disposti anche a svendere il frutto dei propri investimenti?
Sotto l’aspetto urbanistico a far discutere, come sempre, la destinazione delle future cubature.
Il 23 Novembre è stata infatti portata una delibera in Consiglio Comunale, per contro dedurre le osservazioni inerenti l’inserimento nel Piano Regolatore Generale di “due aree” destinate a : strutture ricettive all’aria aperta in zona Torre Flavia.
Tale variante prevedrebbe una cubatura di forte impatto, con un indice elevato di cubatura, lo 0,64 metro cubo per metro quadro, circa 2000mq per ogni ettaro edificato a ridosso dell’area protetta.
Ad intervenire sulla questione varie forze politiche tra cui Governo Civico, che faceva notare come «l’indice di cubatura del quartiere Cerreto è di 0,55 metro cubo metro quadro, oppure quello dell’Olmetto Monteroni dello 0,29, dunque, perché inserire in quell’area tutta questa cubatura?»
In effetti si tratterebbe, stando alle volumetrie realizzabili sulle metrature dei terreni disponibili, di 14.000mq di edificabilità nei pressi di Torre Flavia.
Il tema centrale della vicenda camping sarebbe comunque legato al fatto che le Aree in questione, sottoposte a sequestro con l’ipotesi del reato di lottizzazione abusiva. Se il reato fosse riconosciuto in fase processuale, l’area dovrebbe diventare di proprietà del Comune? (Come nel caso di Campo di Mare…)
(seapress)