domenica, Novembre 24, 2024

L’extravergine secondo Slow Food: ecco tutte le 71 aziende laziali selezionate dalla Chiocciola

Un sistema di tutela e promozione dell’olio extravergine d’oliva che mette in campo tutti gli strumenti a disposizione della rete di Slow Food, secondo l’approccio che nel corso di questi 32 anni di storia l’associazione ha sperimentato: una guida on-line con oltre 1000 segnalazioni dei migliori oli di circa 600 aziende realizzata grazie alle decine di soci e collaboratori in tutta Italia – che per il Lazio recensisce 71 aziende; il Presidio Slow Food dell’olio extravergine italiano che tutela oliveti secolari di cultivar autoctone gestiti senza l’uso di fertilizzanti di sintesi e diserbanti chimici; il racconto continuo e l’educazione dei sensi per imparare a riconoscere quello buono, pulito e giusto attraverso i Master of Food, gli eventi e le degustazioni organizzati dalle Condotte Slow Food locali.

È questa la proposta della Chiocciola che verrà presentata durante il convegno Un Presidio Slow Food per l’extravergine. Dall’esperienza dei produttori alle idee del nuovo progetto Slow Food sull’olio, martedì 17 aprile alle ore 11,30 a Verona presso il Sol&Agrifood, il Salone internazionale dell’olio extra vergine d’oliva e dell’agroalimentare di qualità in concomitanza con il Vinitaly.

All’incontro parteciperanno dal trentino Paola Jori dell’azienda Laghel 7, dalla toscanaNicola Sartori della Fattoria Altomena e dal Lazio Alfredo Cetrone dell’omonima azienda agricola. Modera Francesca Baldereschi, responsabile del progetto Presìdi Slow Food, introduce Abdelkrim Adimentre, responsabile dell’unità tecnica del Consiglio Oleicolo Internazionale (Coi), mentre le conclusioni sono affidate al presidente di Slow Food Italia,Gaetano Pascale.

Slow Food s’impegna da anni per sostenere un modello di produzione sostenibile e per aiutare i consumatori a orientarsi nel mondo dell’olio extravergine d’oliva. Un settore che si trova a fronteggiare più di ogni altro una pericolosa dicotomia. Da una parte un mercato dominato dai grandi marchi commerciali che hanno interesse a comunicare esclusivamente il prezzo, con una legislazione (e una burocrazia) che non fanno alcuna distinzione fra piccole realtà produttive e grandi marchi commerciali. Sul generale clima di sfiducia che già aleggia su questo prodotto, frodi e furbizie che periodicamente vengono portate alla luce non fanno altro che confondere ancor di più i consumatori e gettare nello sconforto chi prova a rispettare l’etica produttiva e le regole del gioco.

Dall’altra molti produttori locali che, nonostante tutto, continuano a mantenere in vita l’immenso patrimonio olivicolo nazionale, facendo leva su oltre 500 cultivar autoctone che popolano gli oliveti delle aree più vocate della nostra penisola. È un modello di produzione virtuoso perché assicura tutela del paesaggio e dell’ambiente e garantisce produzioni di pregio qualitativo non riproducibili nelle dimensioni industriali.

Redazione
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