domenica, Novembre 24, 2024

Local Tax? Un patrimonio da 26 miliardi

L’eventuale sostituzione di una serie di tasse comunali con la local tax porterebbe in un’ “unica” soluzione 26 miliardi di euro nelle casse dei Comuni italiani. A dirlo è l’Ufficio studi della CGIA che ha elencato le principali imposte/tasse comunali e i relativi gettiti che potrebbero essere sostituiti dalla nuova “tassa unica” che i Sindaci hanno applicato a partire dal 2016. Ebbene, tra Imu e Tasi (21,1 miliardi di euro), l’addizionale comunale Irpef (4,1 miliardi di euro), l’imposta sulla pubblicità (426 milioni di euro), la tassa sull’occupazione degli spazi e aree pubbliche (218 milioni di euro), l’imposta di soggiorno (105 milioni di euro) e l’imposta di scopo (14 milioni di euro), il gettito totale si aggira sui 26 miliardi di euro: soldi che i Sindaci dovrebbero incassare con la local tax.

Il gettito IMU degli immobili della categoria “D” non comprende la quota destinata allo Stato. Il gettito IMU sugli immobili di categoria “D” (capannoni) è destinata allo Stato per la parte corrispondente all’applicazione dell’aliquota base del 7,6‰; mentre è di competenza dei Comuni la parte di gettito riferita ad eventuali maggiorazioni rispetto alla predetta aliquota base. I dati esposti più sopra sono gli ultimi disponibili. In particolare, il gettito relativo all’addizionale comunale IRPEF, all’IMU e alla TASI è riferito al 2014, tutti gli altri importi sono riconducibili al 2012.

Ovviamente, fanno notare dalla CGIA, siamo ancora nel campo delle ipotesi: certezze non ce ne sono, ma le indiscrezioni che sono emerse in questi ultimi giorni, dopo il “question time” alla Camera tenuto mercoledì scorso dal ministro Padoan, lasciano presagire che dal prossimo primo gennaio l’Imu, la Tasi, l’addizionale comunale Irpef e una serie di piccole imposte minori dovrebbero andare definitivamente in “soffitta” per lasciare il posto alla “tassa unica”. “L’eventuale semplificazione della tassazione comunale – segnala il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi – renderebbe più facile pagare le tasse: una richiesta che i cittadini e le imprese invocano da tempo. Ma oltre a semplificare bisogna anche ridurne il peso, visto che a partire dal 2011, ultimo anno in cui gli italiani hanno pagato l’Ici, la tassazione su botteghe, piccoli negozi e uffici ha subito un’ impennata spaventosa, a causa dell’introduzione dell’Imu e, successivamente, della Tasi”. Su botteghe e negozi, fa sapere l’Ufficio studi della CGIA, il gettito complessivo è più che raddoppiato: + 108 per cento. Se nel 2011 ammontava a 796 milioni di euro, nel 2014 ha toccato 1,65 miliardi di euro. Altrettanto pesante è stato l’aggravio fiscale subito dagli uffici: sempre tra il 2011 e il 2014, il gettito incassato dai Comuni è salito del 105 per cento; se 4 anni fa i Comuni avevano incassato 533 milioni di euro, nel 2017 hanno riscosso poco più di un miliardo di euro. I laboratori, invece, hanno visto aumentare il peso fiscale dell’81 per cento: se con l’Ici i primi cittadini avevano incassato 229 milioni di euro, nel 2017 hanno “alleggerito” le tasche degli imprenditori di 414 milioni di euro. Sui capannoni, infine, l’incremento del prelievo è stato del 66 per cento: a fronte di 3,3 miliardi di euro riscossi dai Sindaci nel 2011, tre anni dopo il gettito complessivo è salito a 5,5 miliardi di euro.

Redazione
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