martedì, Dicembre 24, 2024

Il debutto letterario di Oriana Fallaci

di Alessandro Ceccarelli

Negli ultimi anni della sua vita è stata al centro di feroci polemiche. E’ stata messa all’indice per aver espresso pensieri scomodi e discutibili. E’ stata duramente criticata per aver detto semplicemente quello che pensava, giusto o sbagliato che sia. Oriana Fallaci ha sempre fieramente combattuto ogni tipo di conformismo, ha sempre lottato per essere intellettualmente libera ribadendo le sue convinzioni anche quando (forse) non era il caso di dirle con il suo stile: duro, inesorabile e tagliente. E’ stata una delle prime giornaliste ad occuparsi di cronaca nera nel primo dopoguerra, quando era materia esclusiva dei colleghi maschi. E’ stata la prima donna ad essere inviata di guerra. I suoi dodici libri, tradotti in ventidue lingue, hanno venduto oltre venti milioni di copie in tutto il mondo. Negli ultimi anni della sua vita e soprattutto dopo la tragedia degli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001, è stata duramente criticata per le sue posizioni estreme contro l’Islam. La sua ultima battaglia, persa, è stata quella contro un tumore al cervello, per la quale è morta nella sua Firenze il 16 settembre del 2006. Il suo primo libro risale al 1958 e raccontava con originalità e realismo lo spietato mondo di Hollywood. “I sette peccati di Hollywood”, era assente dalle librerie dal 1965. Grazie alla Bur-Rizzoli, il prezioso volume della giornalista e scrittrice toscana torna sugli scaffali per essere scoperto soprattutto dalle giovani generazioni. La carriera professionale di Oriana Fallaci iniziò alla fine degli anni ’40 al quotidiano “Mattino dell’Italia centrale”, poi passò al settimanale “Epoca”, dove si distinse per essere stata la prima giornalista donna ad occuparsi di cronaca nera. La svolta avvenne con il passaggio al prestigioso magazine “L’Europeo”. Per questo settimanale fece il suo primo viaggio negli Stati Uniti per descrivere il luccicante mondo del cinema e de divismo.

“I sette peccati di Hollyood”, reportage sulla celebrità
Nei faticosi anni ’50, l’Italia stava velocemente uscendo dagli orrori e dalle distruzioni della Seconda Guerra Mondiale. In questo decennio, grazie anche agli aiuti statunitensi del Piano Marshall, il nostro Paese conobbe i piaceri del benessere: case nuove, gli elettrodomestici, l’automobile e le vacanze. In questo periodo molte star di Hollywood vennero a Roma per girare film negli studi di Cinecittà. Gli italiani ebbero modo di conoscere il divismo delle star americane che sembravano miti irragiungibili. La giovane Oriana Fallaci intuì questo fenomeno e fece un lungo reportage negli Stati Uniti per approfondire le personalità dei divi del cinema hollywoodiano. Dalle interviste a personaggi del calibro di Orson Welles, Paul Newman, Arthur Miller e tante altre star emerge una realtà umana ed esistenziale che è infinitamente diversa dall’immagine pubblica. Hollywood non è solo l’industria del cinema e dei sogni: è anche il mondo dove trionfa la finzione, l’ipocrisia e la spietatezza degli business. Oriana Fallaci racconta anche la storia non di uno scoop ma di un fallimento: la mancata intervista a Marylin Monroe. “Chi dice Hollywood pensa subito a Marilyn Monroe”, scrive. “Ma è inutile che cerchiate in questo libretto un ritrattino o una intervista con Marilyn Monroe. Non c’è. Sono stata a Hollywood più di una volta, vi sono rimasta una lunga insopportabile estate, sono entrata nelle case dei divi, ho mangiato con loro, ho fatto il bagno nelle loro piscine. Ho subìto le loro lacrime, le loro bugie e la loro boria, ma non ho mai, dico mai, parlato a quattr’occhi con la signorina Norma Jeane Mortenson, in arte Marilyn Monroe”.

Redazione
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