venerdì, Novembre 22, 2024

Dopo Confindustria e Confcommercio, anche il Fondo monetario internazionale stima in flessione la crescita italiana

L’Fmi ha diffuso i dati del World Economic Outlook e ha tagliato, rispetto ad aprile, le stime sul pil italiano: crescerà dell’1,2% nel 2018 e dell’1,0% nel 2019, registrando l’incremento più basso fra i paesi dell’area euro, nonostante la revisione al ribasso delle stime per Germania e Francia. Roma è il fanalino di coda di Eurolandia. “Pesano incertezza politica e il netto aumento dello spread o e del debito”. Su pensioni e occupazione il Fondo monetario internazionale avverte: serve preservare le riforme, in particolare quella previdenziale. Bene, invece i numeri della disoccupazione che viene letta i arretramento, anche se di decimali. Secondo l’Fmi, Il pil italiano crescerà dell’1,2% nel 2018 e dell’1,0% nel 2019 dopo il +1,5% del 2017. Invariate quindi le stime rispetto all’aggiornamento di luglio. Rispetto ad aprile 2018, invece, le stime sono state riviste al ribasso di 0,3 punti percentuali per quest’anno e di 0,1 punti per il prossimo. La revisione al ribasso rispetto ad aprile è legata al “deterioramento della domanda esterna e interna e all’incertezza sull’agenda del nuovo governo”. L’Italia “è più a rischio” rispetto a potenziali “shock” ed è importante “che il governo operi nel quadro delle regole europee”, ha rimarcato il capo economista del Fondo monetario internazionale Maurice Obstfeld. Il tasso di disoccupazione in Italia è atteso in calo dall’11,3% del 2017 al 10,8% di quest’anno. L’Fmi stima per il 2019 una disoccupazione al 10,5%. Il tasso dell’Italia è superiore alla media dell’area Euro, dove la disoccupazione è attesa all’8,3% nel 2018 e all’8,0% nel 2019, in calo rispetto al 9,1% del 2017. Il debito pubblico italiano, invece, è previsto in calo dal 131,8% del 2017 al 130,3% del pil quest’anno e al 128,7% del pil nel 2019, scendendo al 125,1% nel 2023. Il deficit dovrebbe scendere dal 2,3% del 2017 all’1,7% nel 2018 e del 2019, per poi attestarsi al 2,2% nel 2023. Le previsioni del Fmi non tengono conto delle nuove stime del governo, e si basano ”sui piani inclusi nel budget 2018 del governo e nel Def di aprile 2018. Le previsioni prevedono la cancellazione che gli aumenti dell’Iva’’.
Redazione
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