Non bastavano gli sgomberi delle case popolari occupate illegalmente ed abusivamente dalla famiglia, per il Clan Spada anche l’alba di giovedì è stata più che funesta, visto che ha segnato una nuova azione, questa volta milionaria da parte della magistratura ai danni dalla ormai nota famiglia criminale. La guardia di finanza ha infatti eseguito cinque decreti di sequestro di beni emessi dal tribunale di Roma nei confronti di altrettanti esponenti di spicco della famiglia per un valore complessivo di quasi 19 milioni. Il decreto di sequestro riguarda i beni riconducibili a Carmine Spada, alias Romoletto, Ottavio, Armando e Roberto Spada, e Claudio Galatioto che avrebbe gestito le società riferibili al clan e intestate ai prestanome. I beni di proprietà della famiglia Spada sono stati ritenuti “assolutamente sproporzionati” rispetto ai redditi dichiarati negli ultimi anni, acquisiti, secondo gli inquirenti, con proventi di attività delittuose. Inoltre gli Spada avrebbero anche “inquinato” l’economia legale di Ostia reimpiegando i profitti delle attività illecite attraverso prestanomi compiacenti a cui avrebbero intestato una serie di imprese e associazioni sportive. Tra i beni sequestrati c’è anche la palestra di Roberto Spada, la Femus Boxe di Ostia, quella in cui nel novembre 2017 il giornalista di Nemo Daniele Piervincenzi ricevette la testata sul naso.
Il decreto di sequestro preventivo riguarda, oltre la palestra, anche 29 attività economiche, tra cui associazioni che gestivano palestre e scuole di danza, bar, sale giochi, tre ville in stile stile liberty del valore di circa 800mila euro di Carmine Spada, conosciuto come Romoletto e ritenuto il capo clan. Sequestrato anche un distributore di benzina in zona idroscalo di Ostia dove nel 2016 si consumò il tentato omicidio nei confronti proprio di Carmine.
“Le istituzioni sono unite contro l’illegalità – ha commentato il sindaco di Roma, Virginia Raggi -. A Ostia non c’è spazio per la criminalità”.