“Nell’attuale organizzazione del ciclo dei rifiuti in Italia e in Europa, l’apporto dei termovalorizzatori resta indubbiamente ancora insostituibile. Negare questa esigenza sarebbe inutile, un po’ sciocco. È anche vero, però, che proprio l’Unione europea sostiene il superamento della termovalorizzazione, a tal punto da stabilire che entro il 2030 gli impianti di incenerimento dei rifiuti urbani saranno posti in decommission, ossia non se ne potranno più costruire, mentre quelli esistenti dovranno pianificare la loro durata residua”. Così intervenendo in aula alla Pisana l’assessore al ciclo dei rifiuti, Massimiliano Valeriani, in occasione del consiglio regionale straordinario dedicato al tema rifiuti”. “È l’Europa che ce lo dice, che definisce qual è la strategia del futuro, e i termovalorizzatori non lo sono. Prospettare, quindi, il mantenimento o tantomeno la costruzione di modelli impiantistici antitetici a quello dell’economia circolare sarebbe un errore politico ed economico. Pertanto, senza negare l’attuale necessità della termovalorizzazione, che nel Lazio viene garantita dall’impianto di San Vittore, dove sono operative tre linee in grado di smaltire 400.000 tonnellate l’anno, diventerà però obbligatorio pianificare da subito la loro dismissione e il loro superamento con un’impiantistica moderna ed efficace per il recupero e il riciclo” ha detto l’assessore aggiungendo che “un programma che la Regione vuole perseguire attraverso una strategia integrata e un rilevante investimento di risorse, che potranno consentire al Lazio di essere all’avanguardia nel sistema di gestione dei rifiuti.Negli ultimi mesi la Capitale è andata spesso in sofferenza nella raccolta dei rifiuti, con ricadute negative sull’igiene e sul decoro urbano”. “Attraverso l’Ama – ha spiegato l’assessore della Regione Lazio – è stato richiesto costantemente alla Regione un aiuto per superare le notevoli criticità emerse. Un sostegno che noi non abbiamo mai fatto mancare, avviando in tempi brevissimi una serie di accordi con tante Regioni italiane, come la Toscana, l’Umbria, l’Emilia Romagna, l’Abruzzo, la Puglia, per consentire la possibilità di conferirvi rifiuti indifferenziati non trattati a Roma”. “Senza alcuno spunto polemico, ma con una – ci provo, almeno – una serena oggettività, non possiamo sottacere la preoccupazione per la forte sofferenza della raccolta differenziata nella Capitale del Paese” ha detto Valeriani sottolineando che “ogni giorno, ormai da molti mesi, la media dei conferimenti dei rifiuti indifferenziati agli impianti Tmb della Capitale e in altre zone della regione, supera la media di 3.100 tonnellate al giorno”. L’assessore ha fornito alcuni numeri: “Nel corso del 2017, la media giornaliera dei rifiuti indifferenziati di Roma, conferiti nei Tmb, era inferiore alle 3.000 tonnellate, e nel 2016 venivano conferite poco più di 2.700 tonnellate al giorno. Da 3.100 oggi, due anni fa eravamo a 2.700. In soli due anni quindi i rifiuti indifferenziati di Roma sono cresciuti di oltre il 10 per cento l’anno. Non trova corrispondenza, questo, a un uguale aumento dei flussi turistici, o dei consumi delle famiglie, o con crescita demografica della popolazione. L’aumento del 10 per cento dei rifiuti indifferenziati prodotti a Roma appare inspiegabile, se non con una riduzione dei flussi di raccolta differenziata”. Valeriani ha tenuto a sottolinearlo: “Non c’è, in questo, una volontà accusatoria, ma è chiaro che la pianificazione regionale del fabbisogno di trattamento e smaltimento dei rifiuti dipende indissolubilmente da ciò che accade a Roma”. Quindi – ha concluso Valeriani – “è fondamentale sapere con certezza se Roma conferma tutte le sue stime previsionali, e dunque, se come deliberato nell’aprile 2017 dalla Giunta capitolina, entro il 2021 avrà diminuito di 200.000 tonnellate all’anno i rifiuti prodotti a Roma, passando dagli attuali 1,7 milioni di tonnellate a 1,5 milioni e se si raggiungerà, come più volte annunciato e ribadito, il 70 per cento di differenziata nel 2021, riducendo i rifiuti indifferenziati a sole 450.000 tonnellate l’anno anziché a un milione come oggi”.