”Ladispoli, in consiglio la disfatta per il buonsenso, per il progresso…”
Il Movimento 5 Stelle interviene sulla mozione presentata dai consiglieri di Fratelli d’Italia Ardita e Cavaliere
“Il 27 novembre si è conclusa in consiglio comunale una disfatta. Si proprio una disfatta, per il buonsenso, per il progresso, per il genere femminile ma anche per quello maschile. La maggioranza del Comune di Ladispoli ha votato a favore di una mozione che mette in discussione la Legge 194. Una Legge dello Stato, votata nel lontano 1978 e che solo delle menti retrograde e prive di discernimento potrebbero voler cambiare”. Dopo il gruppo consiliare del Partito democratico ora anche il Movimento 5 Stelle interviene aspramente contro la mozione presentata dai consiglieri di Fratelli d’Italia Raffaele Cavaliere e Giovanni Ardita sulle ”Norme per la tutela della Maternità e sull’interruzione volontaria di gravidanza”. “La Legge in questione (riferendosi alla Legge 194) tutela la maternità e il diritto all’interruzione di gravidanza, e non staremo qui a spiegare le battaglie già fatte per arrivare ad avere una legge come questa. Ma ci domandiamo con quale diritto, dei consiglieri comunali ‘uomini’, che non sanno neanche cosa significhi portare in grembo un bambino, o progettarne la nascita e tantomeno sanno cosa si nasconde dietro la dolorosa scelta di una donna di rinunciare ad un figlio, decidano di portare in consiglio comunale una mozione del genere e ancora più come possono gli altri membri della maggioranza di Grando approvare tutto questo con un voto favorevole. Restiamo allibiti, letteralmente di stucco, difronte a ragionamenti tanto arretrati dai quali come M5S ci dissociamo, augurandoci che la cittadinanza la pensi come noi su questo delicato tema. Voler tutelare le famiglie di Ladispoli – hanno sottolineato ancora i grillini – chiedendo al Comune di mettere più soldi a disposizione delle coppie che decidono, nonostante le difficoltà, di far nascere un figlio è giusto, ma tirare in ballo una Legge tanto importante, senza averne l’autorità, visto che si tratta di una Legge dello Stato che non può in alcun modo essere modificata da un semplice consigliere comunale, è solo un pretesto per spingere l’amministrazione a schierarsi contro chi prende la dolorosa decisione di abortire e questo non è certo un comportamento che possiamo far passare inosservato”.