“Chi pensa di fare il furbo, gabbando le tantissime famiglie di Ladispoli che pagano regolarmente il servizio della mensa scolastica, presto si vedrà arrivare a casa l’ingiunzione di versamento. In caso di ulteriore omissione dei pagamenti, per i loro figli si chiuderanno le porte della refezione”. L’annuncio è dell’assessore alla Pubblica istruzione, Lucia Cordeschi, che sta ricevendo in questi giorni dagli istituti scolastici l’elenco dei circa 300 bambini che, pur non essendo iscritti al servizio della mensa, continuano ad usufruire dei pasti. Un malcostume che l’amministrazione comunale si prepara a combattere a colpi di ingiunzioni e decisioni drastiche. “Come ha giustamente sottolineato la stampa – prosegue l’assessore Cordeschi – i furbetti della mensa non mollano e si rifiutano di regolarizzare la propria posizione. Gravando economicamente sulla maggioranza dei genitori che rispettano la legge. Non appena tutte le scuole avranno inviato al comune l’elenco, invieremo entro Natale le cartelle per il pagamento del servizio ai morosi. Sia chiaro che non vorremmo arrivare a sospendere la somministrazione del pasto perché il bambino non ha colpa e non deve essere ghettizzato in un altro locale perché non può mangiare con i suoi compagni di classe, ma è ovvio che questo malcostume non può continuare. Dobbiamo rispettare chi paga la mensa. Sia chiaro che, se i dirigenti scolastici dovessero scegliere di somministrare ugualmente i pasto agli alunni non iscritti al servizio, se ne assumeranno la responsabilità. Ricordiamo anche che a Ladispoli, nonostante la sentenza del Consiglio di Stato, sulla base delle disposizioni regionali e del Miur, il pasto da casa non può essere consentito. Non è una nostra impuntatura, ma il pasto portato da casa non è soggetto a controlli giornalieri. Inoltre esiste una circolare del Miur e una della Regione, di cui tutti i dirigenti scolastici sono stati messi a conoscenza, in cui si specifica che il pasto deve essere portato in un contenitore ermetico, conservato in un’aula dove sia presente uno spazio dedicato alla refrigerazione e un altro al riscaldamento del cibo. Inoltre ci si dovrebbe avvalere di personale preposto che al momento del pranzo sporzioni il pasto che poi andrebbe consumato in locali diversi rispetto a dove è stata collocata la mensa. E spazi del genere, all’interno delle nostre scuole non esistono”. La linea dura adottata dall’amministrazione nei mesi scorsi contro coloro che non pagano il servizio di refezione ha già permesso di recuperare oltre 600 mila euro.