Nel governo si tratta sul deficit al 2%. E’ possibile un nuovo vertice dei leader con il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, tra stasera e domani, quando Tria sarà all’Eurogruppo. Ma se non si raggiungerà un accordo, l’Ue deciderà la procedura contro l’Italia il 19 dicembre.
Intanto, governo e relatore hanno depositato un pacchetto di emendamenti alla manovra in commissione alla Camera: 54 proposte di modifica. Gran parte dei nodi sono rinviati al Senato. Tra le proposte, non c’è il taglio delle pensioni d’oro e neppure il pacchetto per la famiglia. Niente anche su ‘quota 100’ e reddito che saranno in provvedimenti separati. Ci sono invece il raddoppio dal 20 al 40% del taglio dell’Imu sui capannoni e più fondi per ridurre le liste d’attesa nella sanità e per 4mila nuove assunzioni nei centri per l’impiego.
Dunque, sono veramente molte le novità minori, la gran parte decisamente a sorpresa, mentre ancora non ci sono certezze su Reddito di cittadinanza e Quota 100.
Correttivi su cui si sta giocando la partita con Bruxelles e che sono al centro di un ennesimo braccio di ferro fra i due partiti azionisti del governo giallo-verde.
L’obiettivo dell’esecutivo, ribadito più volte dal premier Giuseppe Conte in occasione del G20 di Buenos Aires, è quello di evitare la procedura di infrazione sulla manovra italiana. Un negoziato che si gioca proprio sulle correzioni che si intende apportare alla manovra ma di cui al momento non c’è traccia.
Sembra ormai evidente da giorni che i nodi verranno affrontati in seconda lettura al Senato, e ad avvalorare questa strada è stato il presidente della commissione Bilancio di Montecitorio Claudio Borghi che, dopo i continui slittamenti dell’esame, ha chiarito che alla Camera non ci sono più i tempi per intervenire.
Oggi, infatti, riprenderanno no-stop i lavori della commissione che proseguiranno ad oltranza domani a partire dalle 10 con l’obiettivo di licenziare il provvedimento martedì e consentire l’approdo in Aula mercoledì. Il calendario è fittissimo.
Solitamente la prima settimana di dicembre le ex Finanziarie erano già state approvate da un ramo del Parlamento e si accingevano ad iniziare l’iter nell’altro ramo. Quest’anno il rischio di uno slittamento del via libera finale della manovra a dopo Natale è concreto.
Tutto, ovviamente, dipende dall’accordo nell’esecutivo sui due pilastri, reddito e pensioni, che dovranno essere riscritti e rimodulati per consentire qualche risparmio aggiuntivo da utilizzare molto probabilmente per ridurre la fatidica soglia del 2,4% di deficit considerata intoccabile fino a solo qualche giorno fa. Per fare un ennesimo punto su quest’argomento ci sarà quasi certamente un nuovo vertice di governo a palazzo Chigi entro domani. Ma Lega e 5S sono divisi in particolare sulla riduzione del deficit e sull’ipotesi di tagliarlo fino al 2% per accontentare le richieste della Ue. L’Europa adesso vuole vedere che alle parole di apertura di Conte e Tria seguano dei impegni concreti. Una riduzione del disavanzo fino al 2,1% comporterebbe un taglio di 5 miliardi di spesa che salirebbe a 7 miliardi se l’asticella venisse fissata al 2%.