L’Italia è fra i rischi che potrebbero complicare più del previsto lo scenario di mercato europeo nel 2019, con “la crisi di bilancio che rimane irrisolta e l’economia italiana che ci aspettiamo ‘flirterà’ con la recessione all’inizio del prossimo anno”. E’ quanto si legge in una rapporto diffuso lunedì mattina da Goldman Sachs alla crescita mondiale (‘Landing the plane’) nel quale conferma la stima di una crescita italiana ferma allo 0,4% il prossimo anno contro l’1% del consensus delle analisi. Dunque Goldman Sachs vede nero sull’economia del Belpaese e nel suo European Outlook, la banca sostiene che serviranno “ulteriori pressioni di mercato” e un ampliamento ancora più marcato del differenziale Btp-Bund per convincere il governo a correggere la rotta sulla manovra e perseguire “una politica più ortodossa e credibile”.
“La questione chiave da un punto di vista macroeconomico e dei mercati – si legge – è quanta pressione sia necessaria per indurre una marcia indietro politica”. Lo studio rileva che in Portogallo questa svolta giunse dopo le lo spread rispetto ai tassi retributivi dei titoli tedeschi superò i 400 punti base.
Secondo Goldman è “improbabile” che la manovra riesca a stimolare la crescita. “L’impatto della prevista espansione di bilancio sarà probabilmente tagliato dai rialzi dei rendimenti dei titoli di Stato e dal calo di fiducia, che entrambi pesano sul settore bancario e sull’erogazione di credito e implicano che l’Italia stia flirtando con la recessione nel passaggio d’annata”.
La stima sulla crescita 2019, più 0,6%, risulta nettamente abbassata rispetto alle stime precedenti, che indicavano più 1%. Sul 2020 Goldman stima un più 1,1 per cento e sul 2021 più 1 per cento.
C’è poi un ulteriore rischio, ovvero che con l’accumulo di altre pressioni, invece di procedere a una svolta sulla manovra l’Italia si ritrovi con una “impasse politica” o resti estromessa dai mercati prima della correzione, con una spirale che andrebbe a compromettere ancora di più il Pil. E poi ci sono i rischi di ricadute sul resto dell’area euro, che potrebbero accentuare le pressioni su altri Paesi più deboli.