A colloquio con Paola Carnevale commercialista, componente della Giunta nazionale di ConfimpreseItalia e punto di riferimento per l’ imprenditoria del Sud del Lazio
A colloquio con la dottoressa Paola Carnevale, dottore commercialista, imprenditrice, componente della Giunta nazionale di ConfimpreseItalia, che oggi fa una proposta importante per dar respiro alle economie familiari e restituire una parte di quello che è stato tolto alle famiglie, prima dalla elevata tassazione, poi dalla crisi economica e successivamente da quanto ha provocato il Covid-19. Paola Carnevale conosce da vicino quello che le famiglie hanno vissuto da vicino in questi ultimi anni ed altrettanto conosce dello stato delle micro, piccole e medie imprese, che sono ormai costrette ai salti mortali per restare in piedi e soprattutto in un mercato asfittico ed ad oggi senza prospettive. Lei comunque, come ha fatto anche in altre occasioni, non s’arrende e lancia le sue proposte. Questa volta trova un punto che potrebbe essere assolutamente condiviso e sul quale si potrebbe iniziare a ricostruire l’economia delle famiglie, delle imprese e dei territori.
Dottoressa Lei è da tempo che ha sollevato questa problematica ma risulta ancora inascoltata?
“Si ma continuerò a battermi come feci anni fa per le cartelle esattoriali. Tutte le statistiche dimostrano che l’aliquota dell’addizionale regionale Irpef applicata nel Lazio sia una delle più alte di tutta Italia, senza l’applicazione di deduzioni e detrazioni efficaci. Una scelta inaccettabile e inconcepibile soprattutto in questo momento. Tutto il Paese si trova in una situazione emergenziale, sanitaria ma anche economica, che mette seriamente a rischio aziende e famiglie. In questo periodo ho incontrato per lavoro tante realtà imprenditoriali e molti cittadini, tutti si trovano in una situazione di enorme criticità economica. Sono in un equilibrio precario”.
Una situazione sicuramente difficile, ma qual è la soluzione?
“Cominciamo ad abbassare, realmente, la pressione fiscale che, conseguentemente, porterà a mantenere un tasso di liquidità maggiore. L’emergenza sanitaria ha creato tante difficoltà e quella maggiore è stata la paralisi cui tutto il Paese, ma in generale tutto il mondo, stanno subendo con forti incognite sul futuro. Questo porta a un calo drastico dei fatturati, degli stipendi, dei compensi per i professionisti. In poche parole, mancanza di liquidità e soprattutto di produzione di ricchezza, per far fronte alle spese necessarie”.
Perché partire proprio dall’addizionale regionale Irpef?
“Partire da questa imposta minore perché incide sulla vita di tutti, perché colpisce tutti. Una riduzione che aiuterebbe aziende, famiglie, lavoratori autonomi e dipendenti. Permetterebbe di rimettere soldi nelle tasche dei cittadini riaccendendo, anche se non in modo esaustivo e completo, l’economia. Una proposta, la mia, che nasce proprio dal confronto costante e continuo che ho con queste realtà”.
Quanto incide l’addizionale regionale Irpef a livello economico?
Non è il problema di quanto incide a livello economico quanto la mancata applicazione di strumenti fiscali quali deduzioni e detrazioni e la progressività delle aliquote troppo elevate, che andrebbero ad alleggerire il carico fiscale di tutti (sostituti d’imposta, percipienti ecc.).
Ma perché una petizione popolare?
“Perché è evidente che c’è uno scollamento tra politica e cittadini. La domanda da porsi è: perché non si applicano in questo momento difficilissimo per tutti, strumenti utili e necessari? Allora vista l’inerzia è giusto che i cittadini facciano sentire la propria voce e indichino la strada da seguire. Non sarà sicuramente facile ma se non ci proviamo nessuno ci ascolterà. Anche perché non bisogna mai dimenticare quello che recita l’articolo 1 della nostra Costituzione ovvero che la sovranità appartiene al popolo”.