Cade in appello l’accusa dell’aggravante dell’associazione di stampo mafioso nell’ambito del processo sulla vicenda che riguardò anche il Cafè de Paris, lo storico locale della dolce vita su cui la criminalità organizzata aveva messo mani. I giudici della III sezione penale hanno, quindi, assolto e dichiarato l’intervenuta prescrizione per le 14 posizioni giunte al loro vaglio. In primo grado, nell’aprile del 2014, i giudici avevano inflitto condanne per un totale di 40 anni nei confronti di persone ritenute affiliate a gruppi ‘ndranghetisti che erano entrati in possesso, secondo le accuse, di numerose attività commerciali tra cui il famoso bar di via Veneto. Assoluzione per prescrizione, tra gli altri, di Vincenzo Alvaro, della moglie Grazia Palamara e di Damiano Villari. L’avvocato Fabrizio Gallo, che con i colleghi Matteo Cartolano e Tiziana Barillaro, ha difeso la famiglia Alvaro, ha commentato affermando che “l’operazione ‘Cafè de Paris’ non era una operazione contro la ‘Ndrangheta, come hanno titolato i giornali di tutto il mondo. Oggi la Corte d’appello ha stabilito che i beni sequestrati, tra i quali il locale della Dolce Vita, non erano stati acquistati con soldi illeciti. L’assoluzione dell’aggravante mafiosa ha fatto crollare il resto per prescrizione”.