Non ci stanno le lavoratrici del punto vendita VENCHI S.P.A. (l’azienda italiana che vende e produce cioccolato in oltre 70 paesi del mondo) del Terminal 1 di Fiumicino (RO), che da settimane denunciano il ricatto a cui sono state sottoposte quando, appena dopo la chiusura del negozio nel quale lavoravano causa crisi da Covid19, hanno ricevuto una richiesta di trasferimento al Nord che di fatto le vede costrette a dimettersi per non lasciare figli e mariti. Un vero e proprio licenziamento mascherato, secondo i dipendenti, architettato per aggirare il blocco ai licenziamenti imposto dal Governo imposto alle aziende durante questo periodo di emergenza, alle i lavoratori – di cui la maggior parte donne e madri- hanno reagito lanciando un appello che su Change.org ha già raccolto oltre 11mila firme. Oggi, in occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, hanno lanciato un nuovo video-appello sulle pagine di Change.org per chiedere a tutti di unirsi alla loro petizione e fermare questa e ogni altra simile pratica aziendale, per difendere i diritti di ogni ogni donna. Dopo la chiusura del punto vendita, “L’azienda avrebbe potuto continuare con gli ammortizzatori sociali messi a disposizione dal Governo per la crisi Covid”, spiega Barbara, una delle lavoratrici Venchi, nel video. “Ma inaspettatamente, non l’ha fatto, mettendoci davanti a un ricatto: trasferirci o perdere il posto di lavoro. La maggior parte delle lavoratrici sono part-time, con uno stipendio misero, madri e mogli, siamo le più anziane: pensare di lasciare mariti e figli a Roma per affrontare tutto in una nuova città è impossibile”. “Oggi, le storie delle donne che subiscono violenza vengono raccontate”, prosegue Barbara. “Per questo noi vogliamo ricordare due forme di violenza che subiamo quotidianamente: la violenza economica, in questa situazione epidemiologica del Paese, e la violenza psicologica, che dal 4 Novembre [data in cui i dipendenti hanno ricevuto la lettera aziendale con richiesta di trasferimento nel Nord Italia] ci ha gettato nello sconforto più totale.” “Purtroppo”, prosegue Barbara, “senza i giusti controlli da parte degli organi preposti questa è una squallida pratica aziendale, molto diffusa e utilizzata per colpire le donne e soprattutto le mamme. Vi invito ad aiutarci a bloccare questo tipo di violenza. Fermiamo chi aggira lo stop ai licenziamenti, firmate e condividete la petizione per non restare il silenzio”.