“Tutti i vaccini in giro per il mondo hanno pari dignità: basta che funzionino. Invece siamo vittime di un retaggio culturale per cui se qualcosa arriva da Est e non da Ovest è una fregatura. Ma i cinesi hanno già inoculato 140 milioni di dosi e non sono alla preistoria. Beninteso, parlo solo di vaccini autorizzati”. Luca Zaia, in un’intervista alla Stampa, afferma che non dev’esserci alcuna preclusione al vaccino Sputnik qualora fosse autorizzato dall’Ema. “Io non polemizzo con De Luca – prosegue il governatore veneto – ha fatto un pre-accordo: quando lo Sputnik sarà validato, lui lo comprerà. Lo Sputnik è stato offerto anche a noi, ma in assenza di autorizzazione non l’abbiamo preso. Il via libera dell’Aifa ci vuole o no? E poi De Luca ha pubblicamente ringraziato l’ambasciatore italiano a Mosca. Qui il Governo deve chiarire, perché se il suo rappresentante a Mosca ha dato una mano a una regione, allora prendo atto del ‘liberi tutti’ e ognuno si organizza per conto suo”. “Se questa vicenda fosse stata gestita senza le regioni, avremmo vissuto un disastro molto peggiore – puntualizza Zaia sottolineando il ruolo a suo avviso fondamentale delle Regioni – La catena decisionale fra una stanza del ministero di Roma e l’ultimo ospedale di montagna è talmente lunga che nemmeno un premio Nobel riuscirebbe a farla funzionare. Guardi me: sono due giorni che tribolo perché in Veneto sono mancate mille dosi di Pfizer e abbiamo dovuto mandare a casa della gente prenotata. La vaccinazione è un processo industriale che si gestisce sul campo, non mandando mail dal ministero. Chi vuole centralizzare ha una visione anacronistica, medievale dello Stato. L’autonomia non è né di destra né di sinistra, è solo utile, come già diceva Einaudi nel ’48. Il centralismo è l’equa divisione del malessere, il federalismo l’equa divisione del benessere”. “Serve un governo che riduca al minimo il dibattito politico per concentrarsi sulle vaccinazioni – dice ancora Zaia – Mi sembra che l’abbiano capito anche i segretari dei partiti”. E quanto alle aperture, afferma: “Basta giocare ai guelfi e ai ghibellini. Con responsabilità, Salvini ha spiegato che si riapre solo se ci sono le condizioni sanitarie. In pratica, se gli ospedali sono più vuoti che pieni. Nell’ultimo Dpcm di Draghi è scritto che saremo in zona rossa fino al 30 aprile, salvo la verifica dei parametri. Esattamente quel che dice Salvini”. “Siamo il Paese della burocrazia – conclude – Per avere sempre le carte a posto dimentichiamo di gettare il cuore oltre l’ostacolo. Guardi AstraZeneca: sì, no, forse, sospensione, poi si riprende. E intanto in Inghilterra andavano come un treno. Che senso ha far valutare dall’Ema il Johnson & Johnson se la Food and Drug Administration americana gli ha già dato il via libera? Se in Veneto avessi delle forniture stabili, farei 80-100 mila vaccini al giorno e in un mese e mezzo vaccinerei tutti. Su scala nazionale, prima dell’estate si potrebbe immunizzare tutti gli over 60 ed entro l’autunno chiudere la partita”.