mercoledì, Ottobre 30, 2024

Venti di guerra tra Iran e Israele dopo “l’incidente” alla centrale nucleare di Natanz

L’Iran ha identificato “la persona che ha causato l’interruzione alla corrente elettrica” all’origine del guasto alla centrale nucleare di Natanz, che secondo Teheran è stato un attacco di Israele contro cui ha promesso “vendetta” al “momento opportuno”. Lo indicano fonti di intelligence iraniane, citate da media locali. “Le misure necessarie sono state prese per arrestare” il responsabile, precisano le fonti. Secondo il New York Times, Israele avrebbe giocato un ruolo nel sabotaggio al complesso di arricchimento dell’uranio di Natanz, fulcro del programma nucleare iraniano. Il giornale, cita fonti dell’intelligence americana, secondo le quali a causa dell’esplosione ci potrebbero volere almeno nove mesi per ripristinare la produzione a Natanz. L’Iran accusa Israele di essere dietro l’attacco a Natanz, lasciando intendere che nell’episodio sono state danneggiate delle centrifughe e promettendo “vendetta” al “momento opportuno”. “Con questa azione il regime sionista ha certamente tentato di vendicarsi del popolo iraniano per la pazienza e la saggezza di cui ha dato prova (in attesa) che vengano revocate le sanzioni” americane, ha detto il portavoce del ministero iraniano degli Esteri, Saïd Khatibzadeh, in conferenza stampa a Teheran. C’è l’ombra di Israele sul misterioso incidente di domenica mattina al complesso di arricchimento dell’uranio di Natanz, fulcro del programma nucleare iraniano, dove ieri sono state inaugurate nuove centrifughe vietate dall’accordo del 2015. Il “sabotaggio” ha riguardato la rete elettrica dell’impianto di Chahid-Ahmadi-Rochan e non ha causato né vittime né fughe di materiale radioattivo. E’ un “atto di terrorismo”, ha accusato Ali Akbar Salehi, capo dell’agenzia atomica iraniana, invocando una presa di posizione della “comunità internazionale e dell’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica)”. Da Israele è stata la televisione pubblica israeliana Kan a rivendicare la paternità dello Stato ebraico sull’attentato chiamando in causa imprecisate “fonti di intelligence” secondo le quali si è trattato di “una cyber-operazione israeliana in cui è stato coinvolto il Mossad”. Sempre secondo le fonti, il danno provocato all’impianto è superiore a quanto riferito da Teheran. Intanto è stato convocato per domenica prossima il Consiglio di difesa del governo israeliano, dopo una pausa di due mesi, per esaminare le crescenti tensioni con l’Iran. Dal premier Benyamin Netanyahu è arrivata una sorta di dichiarazione di guerra che suona come una conferma. “La lotta contro l’Iran e le sue metastasi, contro le armi di Teheran, è un enorme compito. La situazione come esiste oggi non è detto che esista necessariamente anche domani”, ha detto sibillinamente ai capi della sicurezza nel corso di un brindisi in vista del Giorno dell’Indipendenza. “Noi – ha aggiunto – siamo sicuramente una potenza regionale ma in qualche maniera anche globale. Mi auguro per tutti noi che continuiate a tenere la spada di Davide nelle vostre mani”. Dopo l’esplosione del luglio 2020 sempre a Natanz e l’uccisione nel novembre scorso dello scienziato Mohsen Fakhrizadeh, di cui l’Iran ha attribuito la responsabilità a Israele, i fatti di oggi rialzano la tensione in un teatro mediorientale dove la nuova amministrazione Usa tenta di riaffermare un ruolo di moderazione senza abdicare, anzi tutt’altro, alla storica alleanza con Israele. L’incidente, giunto per di più al termine di una settimana di colloqui a Vienna per salvare l’accordo sul nucleare del 2015, suona come un avvertimento dopo il lancio, ieri, di nuove centrifughe per arricchire più rapidamente l’uranio. E’ stato il presidente Hassan Rohani ad inaugurare a Natanz una linea di 164 centrifughe IR-6 e un’altra delle delle 30 IR-5 con una cerimonia in videoconferenza trasmessa dalla televisione di Stato. Nella stessa giornata in cui da Washington è arrivata la precisazione che l’amministrazione Biden non rimuoverà tutte le sanzioni economiche imposte da Donald Trump ma, eventualmente, solo quelle che non sono in linea con l’intesa del 2015. “Un pugno di ferro dentro un guanto di velluto”, è stata la risposta a stretto giro del capo di stato maggiore delle forze armate iraniane, il general maggiore Mohammad Hossein Bagheri, che ha precisato che “la linea politica strategica dell’Iran è solo una piena rimozione delle sanzioni”.
Redazione
Redazione
La nostra linea editoriale è fatta di format innovativi con contenuti che spaziano dalla politica allo sport, dalla medicina allo spettacolo.

Articoli correlati

Ultimi articoli