Valutata da un’azienda sulla base della vita privata: è quanto ha denunciato, con un post su LinkedIn una giovane madre di 28 anni laureata alla Sapienza di Roma
Valutata da un’azienda sulla base della vita privata: è quanto ha denunciato, con un post su LinkedIn, una giovane madre di 28 anni, laureata alla Sapienza di Roma, dopo un colloquio avuto per un’azienda italiana.
Il racconto
“Ero di fronte a 6 persone, tra chi mi faceva domande, chi guardava se muovessi le dita delle mani e chi guardava se per caso mi tirassi su gli occhiali sul naso o respirassi”, racconta la ragazza. Si arriva alle domande sulla sfera personale e “dopo qualche minuto la situazione degenera. La recruiter inizia a chiedermi come farò a lavorare con un bambino di due anni. Se ho pensato che la mia vita con un lavoro sarà ancora più frenetica. Mi chiede con voce provocatoria come farò a trascorrere il giorno di Natale a lavoro anziché a casa con mio figlio. Sempre con lo stesso tono, mi domanda come farò a non partire con lui durante le sue vacanze estive ad agosto e se soffrirò a mandarlo da solo al mare con il papà”. La ragazza, “amareggiata e scoraggiata”, sottolinea che non le è stato chiesto “cosa ho imparato dalla precedenti esperienze lavorative e neanche quali fossero le mie future aspirazioni”.