Abbiamo scritto in precedenza di come la ferrovia voluta, fortemente, dal Papa Pio IX, detta infatti anche la “Pio Centrale” metamorfizzò il litorale recando al mare pure un notevole numero di romani prima praticamente assenti in loco, inparticolare ciò accadde in quel di Palo che venne “invaso” nei suoi vari ambiti (castello, borgo e dintorni) suscitando le ire del secondogenito del principe Livio Odescalchi quel Ladislao Odescalchi che aveva ricevuto in dono dal padre nel 1884 il possedimento di Palo. A ragione o a torto il principe Ladislao fece letteralmente cancellare quel breve tratto ferroviario che dal casello 46 portava i bagnanti proprio davanti al suo castello e contestualmente (il principe era molto ascoltato) fu costruito un tratto di strada ferrata, monobinario, di due chilometri che, dalla stazione di Palo, portava al centro di quella che era prossima, sempre su iniziativa dell’Odescalchi proprietario di tutti i terreni del circondario, a divenire Ladispoli (dal greco polis Ladislao); tanto è vero che, come è noto, fino a non molti anni fa i giardini centrali della città appartenevano alle Ferrovie dello Stato proprio perché ivi transitava il treno del quale la locomotiva, alla fine del percorso, veniva fatta ruotare su piattaforma e riagganciato il convoglio lo riportava, in quel di Palo, ad immettersi sul tronco principale. Il 30 maggio 1888 l’Odescalchi fondò Ladispoli mettendo a completadisposizione i terreni, tutti di sua proprietà, compresi fra i fiumi Sanguinara a sud e Vaccina a nord, l’ operazione urbanistica fu messa in atto dall’ingegnere Vittorio Cantoni (che nel centro storico, sull’angolo di via Duca degli Abruzzi, che è stata anche l’antico Corso cittadino, ha ancora un palazzo di color rosa, risalente alla suddetta epoca, a lui dedicato). E fu così che Ladispoli divenne il, molto frequentato, Lido di Roma (nonostante la malaria, la qualecomunque era in leggera flessione peralcunepiccole bonifiche messe in atto) alcuni decenni prima di Ostia in cui gli “scarriolanti – i bonificatori –ndr, erano all’epoca ancora di là da venire ad operare. Comunque vi è da dire, cosa nota ma non troppo, che all’inizio del ‘900 Ladispoli, sempre nella zona di Palo, proprio al di là dell’Aurelia, orientato verso la campagna, possedeva un aerodromo militare il quale contava,oltre la normale pista, in terra battuta, di decollaggio ed atterraggio, anche vari hangar del tipo “Bessonneau” ed “Aviazione” oltre che alcune baracche destinate ad alloggi, mensa, servizi e lapalazzina del comando.
Vi è da aggiungere che nel cielo sovrastante l’aerodromo erano accaduti anche alcuni avvenimenti estremamente pertinenti al settore quali il sorvolo del dirigibile 1Bis nel suo itinerario più lungo ed addirittura l’atterraggiodell’aviatore Roland Garros( sì proprio quel francese al quale saranno anche intitolati i campi da tennis di Parigi sui quali ogni anno si tiene il famoso torneo internazionale – ndr). L’ aerodromo dopo un paio di anni di attività pienafu smontato e trasferito in quel di Furbara, da sempre aereoporto militare a tutto tondo, fermo restando che alcuni baraccamenti restarono operativi per almeno un altro mezzo anno al fine di farne uno dei punti di raccolta e smistamento diquei militari italiani rientrati dai campi di prigionia austriaci. Tornando alle sue origini municipali il giorno dopo la sua fondazione che ricordiamo, come suddetto, avvenne il 30 maggio 1888, Ladispoli fu frazione di Civitavecchia e ciò avvenne fino al 1949, per passare poi al comune di Cerveteri e divenire, nel 1970, comune autonomo per poi, nel febbraio del 2011, con decreto del Presidente della Repubblica, essere insignita dell’ambito titolo di Città del quale, da quell’epoca, si fregia. Va detto anche che Ladispoli vanta pure due notevoli realtà, la prima molto poco nota, di natura botanica, risale al 1984 quando a seguito di una donazione di 10 specie sarde di orchidee autoctone da parte dall’Orto Botanico dell’Università di Cagliari, nella riserva naturaledi Palo fu creato un giardino botanico che attualmente conta circa 350 esemplari di orchidee facenti parte di ben 60 specie delle stesse. L’altra è di natura ambientalista in quanto, nel luglio del 2022, Legambiente inserì, a pieno titolo e con tanto di premio, Ladispoli nell’elenco dei benemeriti “comuni ricicloni” per il merito acquisito nella raccolta degli imballaggi metallici. Certo si può ben dire che Ladispoli ne ha “fatta di strada” anche in senso demografico in quanto nel 1901 aveva appena 519 abitanti mentre ora, nel 2023, ne conta più di 42.000 mila. Per quanto concerne i gemellaggi con i comuni stranieri va detto che il più antico di Ladispoli ( all’epoca unico e solo) risale agli anni ’50 del Novecento ed è con Benicarlò comune spagnolo (che chi scrive visitò di persona, in tutto il suo territorio, alcuni anni fa avendo come guida nientemeno che l’alcalde – il sindaco – ndr)il qualeha addirittura nel suo stemma “l’alcachofa”, quel carciofo per il quale Ladispoli va anche famosa per la sua storica Sagra. Certo a rigor del vero va detto che la tipologia del carciofo spagnolo non è certo quella del “rigoglioso” carciofo romanesco anche se entrambi provengono dalla famiglia del cardo selvatico, sebbene, al contrario di quest’ultimo che nasce spontaneo, il carciofo, in tutte le sue accezioni, va assolutamente seminato per ricavarne poi, a maturazione avvenuta, crudo o cotto, secondo i vari dogmi culinari in auge, quella, ben nota, prelibatezza alimentare.
*Delegato alla Valorizzazione del Patrimonio Storico e Archeologico di Ladispoli
*Membro del Comitato Tecnico Scientifico dell’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale