Un alunno su cinque non sa scrivere in corsivo. Tra le cause l’utilizzo del pc, del tablet e dello smartphone dove si scrive prevalentemente in stampatello. È quanto emerge da uno studio condotto dal Policlinico Umberto I in collaborazione con l’Università Sapienza di Roma su studenti romani. La ricerca analizza la leggibilità della scrittura nei bambini romani delle scuole primarie. Dopo due anni di osservazione, i dati indicano che il 21,6% dei bambini è a rischio di sviluppare problemi di scrittura. Il 10% ha addirittura una scrittura “disgrafica”. Dallo studio sui bambini emerge che circa il 5% soffre di disturbi legati alla coordinazione motoria o alla dislessia. Tra il 5 il 15% dei minori soffre di disturbi di apprendimento, secondo la ricerca. Il corsivo rischia di scomparire. Tra le cause l’utilizzo del pc, del tablet e dello smartphone dove si scrive prevalentemente in stampatello. Non c’entrano però solo le nuove tecnologie. Secondo lo studio circoscritto alla Capitale i problemi di scrittura sono legati soprattutto al “metodo di apprendimento”. Non viene infatti indicato con chiarezza qual è il metodo più efficace attraverso il quale questo importante strumento di comunicazione può essere appreso. “Se per la lettura è assodato che il metodo di apprendimento più efficace per tutti i bambini è quello fono-sillabico, per la scrittura non si è ancora aperto il dibattito educativo” dichiarano gli studiosi che hanno identificato alcuni stili di scrittura utilizzati per insegnare il corsivo a scuola.