sabato, Dicembre 28, 2024

Rigopiano, caos alla sentenza per le 25 assoluzioni e cinque condanne lievi. I parenti delle vittime: “Vergogna, venduti”

Caos in aula dopo la lettura della sentenza nell’aula del Tribunale di Rigopiano. Assolto l’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo e l’ex presidente della provincia Antonio Di Marco per la strage di Rigopiano. Al sindaco di Farindola Ilario Lacchetta 2 anni e 8 mesi. In aula alcuni dei familiari hanno applaudito sarcasticamente il giudice Gianluca Sarandrea, per poi gridargli contro ‘ti devi vergognare, è uno schifo, questa non è giustizia’. Il primo grado del processo per la strage di Rigopiano si chiude con 5 condanne e 25 assoluzioni. L’attuale sindaco di Farindola Ilario Lacchetta è stato ritenuto responsabile limitatamente alla omissione dell’ordinanza di inagibilità e di sgombero dell’Hotel Rigopiano e condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione. Paolo D’Incecco Paolo e Mauro Di Blasio, rispettivamente dirigente e responsabile del servizio di viabilità della Provincia di Pescara, sono invece ritenuti responsabili relativamente al monitoraggio della percorribilità delle strade rientranti nel comparto della S.P. 8, e alla pulizia notturna dalla neve ovvero a quella relativa al mancato reperimento di un mezzo sostitutivo della turbina Unimog tg CK 236 NB fuori uso, nonché alla mancata chiusura al traffico veicolare del tratto stradale della provinciale 8 dal bivio Mirri e Rigopiano. Concesse a entrambi gli imputati le circostanze attenuanti generiche e operata la diminuente per la scelta del rito, sono stati condannati a 3 anni e 4 mesi di reclusione ciascuno.

Gli imputati e le accuse

I trenta imputati tra amministratori e funzionari pubblici, oltre al gestore e al proprietario della struttura, erano accusati a vario titolo dei reati di disastro colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni, falso, depistaggio e abusi edilizi. Per l’ex prefetto, assolto, la Procura aveva chiesto 12 anni. Per i dirigenti D’Incecco e Di Blasio (3 anni e 4 mesi) erano stati chiesti 10 anni, mentre per Di Tommaso, condannato a sei mesi, erano stati chiesti 7 anni e 8 mesi.

I  parenti: “Vergogna, venduti”

I parenti delle vittime in aula hanno sfogato la loro indignazione urlando: “Vergogna. Ingiustizia è fatta. Assassini, venduti, fate schifo”. E ancora, i familiari hanno detto tra le lacrime: “I nostri cari oggi sono morti per la seconda volta”

Un sopravvissuto minaccia: “Non finisce qui”

E un superstite della tragedia, Giampaolo Matrone, 39 anni, di Monterotondo, ha gridato: “Giudice, non finisce qui”. Il sopravvissuto nella tragedia perse la moglie Valentina Cicioni, infermiera al Gemelli. Matrone è stato poi allontanato dall’aula dalle forze dell’ordine.

“Una discarica al posto del cuore”

Il padre di Jessica Tinari, morta nel resort a 24 anni con il fidanzato Marco Tanda, ha detto tra le lacrime: “Questi qui hanno una discarica al posto del cuore. Speriamo nell’appello, ma se questo è l’andazzo non spero più niente, devo solo salvaguardare la mia vita per portare avanti il nome di mia figlia. Noi pretendiamo rispetto dalle istituzioni, paghiamo con le nostre tasse i loro lauti stipendi e questi delinquenti ci trattano in questo modo. Meglio che stia zitto, sennò non so cosa posso dire”.

Il fratello del cameriere morto: “Tutti assolti”
 “Quattro minuti di chiamata”Urla e lacrime anche per Francesco D’Angelo, fratello di Gabriele D’Angelo, cameriere dell’hotel, morto nel crollo. “Sei anni buttati qua dentro! Per fare che? Tutti assolti, il fatto non sussiste. Quattro minuti di chiamata. Chi ha chiamato mio fratello? Chi ha chiamato?”, urla disperato ricordando le telefonate di Gabriele dirette verso la Prefettura la mattina del 18 gennaio 2017. D’Angelo, alle 11:38, circa cinque ore prima della valanga, chiamò il Centro coordinamento soccorsi della Prefettura per chiedere di liberare la strada e consentire agli ospiti dell’hotel di lasciare la struttura.
Redazione
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