Caos in aula dopo la lettura della sentenza nell’aula del Tribunale di Rigopiano. Assolto l’ex prefetto di Pescara Francesco Provolo e l’ex presidente della provincia Antonio Di Marco per la strage di Rigopiano. Al sindaco di Farindola Ilario Lacchetta 2 anni e 8 mesi. In aula alcuni dei familiari hanno applaudito sarcasticamente il giudice Gianluca Sarandrea, per poi gridargli contro ‘ti devi vergognare, è uno schifo, questa non è giustizia’. Il primo grado del processo per la strage di Rigopiano si chiude con 5 condanne e 25 assoluzioni. L’attuale sindaco di Farindola Ilario Lacchetta è stato ritenuto responsabile limitatamente alla omissione dell’ordinanza di inagibilità e di sgombero dell’Hotel Rigopiano e condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione. Paolo D’Incecco Paolo e Mauro Di Blasio, rispettivamente dirigente e responsabile del servizio di viabilità della Provincia di Pescara, sono invece ritenuti responsabili relativamente al monitoraggio della percorribilità delle strade rientranti nel comparto della S.P. 8, e alla pulizia notturna dalla neve ovvero a quella relativa al mancato reperimento di un mezzo sostitutivo della turbina Unimog tg CK 236 NB fuori uso, nonché alla mancata chiusura al traffico veicolare del tratto stradale della provinciale 8 dal bivio Mirri e Rigopiano. Concesse a entrambi gli imputati le circostanze attenuanti generiche e operata la diminuente per la scelta del rito, sono stati condannati a 3 anni e 4 mesi di reclusione ciascuno.
Gli imputati e le accuse
I trenta imputati tra amministratori e funzionari pubblici, oltre al gestore e al proprietario della struttura, erano accusati a vario titolo dei reati di disastro colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni, falso, depistaggio e abusi edilizi. Per l’ex prefetto, assolto, la Procura aveva chiesto 12 anni. Per i dirigenti D’Incecco e Di Blasio (3 anni e 4 mesi) erano stati chiesti 10 anni, mentre per Di Tommaso, condannato a sei mesi, erano stati chiesti 7 anni e 8 mesi.
I parenti: “Vergogna, venduti”
I parenti delle vittime in aula hanno sfogato la loro indignazione urlando: “Vergogna. Ingiustizia è fatta. Assassini, venduti, fate schifo”. E ancora, i familiari hanno detto tra le lacrime: “I nostri cari oggi sono morti per la seconda volta”
Un sopravvissuto minaccia: “Non finisce qui”
E un superstite della tragedia, Giampaolo Matrone, 39 anni, di Monterotondo, ha gridato: “Giudice, non finisce qui”. Il sopravvissuto nella tragedia perse la moglie Valentina Cicioni, infermiera al Gemelli. Matrone è stato poi allontanato dall’aula dalle forze dell’ordine.
“Una discarica al posto del cuore”
Il padre di Jessica Tinari, morta nel resort a 24 anni con il fidanzato Marco Tanda, ha detto tra le lacrime: “Questi qui hanno una discarica al posto del cuore. Speriamo nell’appello, ma se questo è l’andazzo non spero più niente, devo solo salvaguardare la mia vita per portare avanti il nome di mia figlia. Noi pretendiamo rispetto dalle istituzioni, paghiamo con le nostre tasse i loro lauti stipendi e questi delinquenti ci trattano in questo modo. Meglio che stia zitto, sennò non so cosa posso dire”.