mercoledì, Dicembre 25, 2024

L’ex brigatista Renato Curcio indagato a Torino per la sparatoria alla cascina Spiotta del 1975

Si riapre la ferita degli Anni di Piombo alla ricerca di un nuovo pezzo di verità. Renato Curcio, uno dei fondatori delle Brigate Rosse, è stato iscritto nel registro degli indagati dalla procura di Torino in un’inchiesta sulla sparatoria alla cascina Spiotta, nell’Alessandrino, dove il 5 giugno 1975 – in un conflitto a fuoco durante la liberazione di Vallarino Gancia, sequestrato dai brigatisti stessi – morirono la moglie di Curcio, Mara Cagol, e un appuntato dei carabinieri, Giovanni D’Alfonso. Il caso è stato riaperto per accertare l’identità di un secondo brigatista presente sul luogo, che riuscì a fuggire. L’accusa per Curcio è concorso nell’omicidio di D’Alfonso. Curcio è stato interrogato a Roma alla presenza di un avvocato difensore. Le indagini, svolte dai carabinieri del Ros, sono state aperte dopo un esposto  di Bruno D’Alfonso, figlio del militare ucciso. L’ex brigatista ha risposto a tutte le domande, negando il suo coinvolgimento nell’omicidio e ha anche chiesto agli inquirenti di chiarire le circostanze della morte della moglie. Questo, secondo quanto si è appreso, è stato il suo atteggiamento durante l’interrogatorio davanti a un pm della procura di Torino e ad alcuni ufficiali di carabinieri del Ros. Curcio ha fatto riferimento all’esito dei risultati dell’autopsia sulla donna, da cui risulta che sia stata trafitta da un proiettile sotto l’ascella: elemento che dimostrerebbe secondo lui come in quel momento si fosse già arresa e avesse le mani alzate. Gli inquirenti, sempre secondo quanto si apprende, avrebbero replicato che non trascureranno nessun aspetto della vicenda. Nell’inchiesta sulla sparatoria ci sono delle espressioni contenute in un opuscolo propagandistico sequestrato nell’ottobre del 1975 nella contestazione mossa dalla procura di Torino a Curcio. L’opuscolo, secondo quanto si apprende, è intitolato ‘Lotta armata per il comunismo’. In particolare gli investigatori si sono interessati a un paio di indicazioni ai militanti: “se il nemico vi avvista, sganciatevi” e se questo non è possibile “rompete l’accerchiamento sparando”. A Curcio la procura attribuisce un ‘ruolo apicale’ nelle Brigate Rosse e, quindi, di avere deciso e organizzato il sequestro dell’imprenditore piemontese Vittorio Vallarino Gancia, rinchiuso alla cascina Spiotta dove il 5 giugno 1975 avvenne lo scontro a fuoco. Curcio però ha ricordato che nei mesi precedenti, a seguito della sua evasione dal carcere di Casale Monferrato del 18 febbraio 1975, viveva nascosto e aveva pochissimi contatti con l’esterno.
Redazione
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