Pisnoli: “La condanna mi coglie di sorpresa, la mia buona fede verrà accertata”
“La condanna mi coglie assolutamente di sorpresa. È una storia che risale a ben 10 anni fa, che comincia con una truffa nei miei confronti e in cui mi riconosco l’unica colpa di frequentazioni sbagliate, da anni scomparse dalla mia vita. Sono colpe che non giustificano una condanna così severa. Sono certa che alla fine del processo la mia buona fede verrà accertata”, ha invece commentato Pisnoli – che è figlia di Massimo Pisnoli, ucciso a Roma nel 2008 a colpi di pistola per ragioni legate a una rapina – attraverso i suoi legali.
L’inchiesta partita nel 2013
L’inchiesta, eseguita dai carabinieri del Nucleo investigativo di Roma, era partita nel 2013 dopo la denuncia di Ieffi. Secondo quanto ricostruito in aula, Pisnoli aveva appena concluso un affare con l’imprenditore e gli aveva versato 84mila euro come acconto per l’acquisto di una licenza per un impianto fotovoltaico dalla sua società E-Building Real Estate. Aveva però poi deciso di uscire pretendendo di avere i soldi indietro e, in più quasi un altro centinaio di migliaia di euro. L’imprenditore, però, si era rifiutato. Così, il 17 luglio 2013, la donna lo aveva attirato in un bar dell’Eur e da lì lo aveva portato nel suo appartamento, dove l’uomo era stato aggredito. “Sai quanto ce metto a fa’ ammazza’ na persona? Niente, basta che metto 10 mila euro in mano a un albanese”, avrebbe detto, secondo le testimonianze, Pisnoli a Ieffi, il quale – viste le reticenze – sarebbe poi stato picchiato, ferito con un coltello, portato in un altro posto e poi abbandonato per strada.