“Bene la visita di Meloni in India, ora però la premier appoggi il disegno di legge di Fdi per istituire una Commissione d’inchiesta che faccia luce sulla nostra vicenda“. A 11 anni dal caso della petroliera ‘Enrica Lexie’, quando furono arrestati con l’accusa di aver ucciso due pescatori indiani scambiati per pirati al largo della costa del Kerala in India, i marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, intervistati dall’Adnkronos, commentano la prossima missione a Nuova Delhi della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in programma l’1 e 2 marzo. Protagonisti di una lunga controversia giudiziaria che si è conclusa solo nel 2022 con la loro assoluzione per legittima difesa da parte del Gip di Roma – e che ha a messo a dura prova le relazioni diplomatiche tra Italia e India – i fucilieri di marina oggi guardano con favore al ripristino dei rapporti tra Roma e Nuova Delhi. “Nel periodo che stiamo attraversando – dice Massimiliano Latorre – credo che sia importante stringere rapporti con chiunque per affermare pace e democrazia. Avrei dovuto essere indignato in passato, quando i rapporti diplomatico-commerciali tra Italia e India continuavano come se nulla fosse accaduto, mentre noi oltre ad essere fisicamente detenuti illegalmente in India da innocenti, rischiavamo seriamente la pena di morte. Non vedo per quale motivo le relazioni tra i due Paesi dovrebbero interrompersi ora, non ne vedo la finalità. Oggi, più che mai, viviamo una particolare situazione globale in cui oltre agli scambi commerciali c’è necessità di reale coesione tra gli Stati”. Per Salvatore Girone, “da cittadino e da militare” la visita di Meloni in India “è un fatto positivo per l’Italia, dal punto di vista commerciale e degli interessi del sistema paese. Non bisogna dimenticare però – sottolinea – che con l’India abbiamo avuto una grossa controversia, tant’è vero che si è reso necessario il ricorso al Tribunale internazionale per dirimere la questione. E alla fine, per fortuna, è stata riconosciuta la nostra innocenza”. I due marò dicono di portare ancora addosso i segni della lunga battaglia giudiziaria. “La mia vita – spiega Girone all’Adnkronos – è cambiata nel corso di questi 10 anni, ma ho sempre guardato il bicchiere mezzo pieno. Ho sofferto moltissimo, così come la mia famiglia. Per certi aspetti oggi sono più fragile di prima, per altri sono cresciuto molto. Oggi rivesto anche un ruolo importante: sono il presidente di un’associazione sindacale militare interforze, una nuova realtà per noi militari. Una cosa che faccio con orgoglio e con fierezza”. Durante la detenzione in India Latorre ha temuto di non poter più fare ritorno in Italia dai suoi cari: “In questi anni – racconta – spesso sono stato avvolto da questa paura, che non si limita alla sola eventualità della perdita della libertà personale, ma spaventa forse anche di più l’essere etichettati per un reato mai commesso: è questo lo strazio più grande che ti logora e ti macera. Ma nonostante quello che ho subito, fortunatamente il mio carattere non è mai cambiato”. Poi osserva: “La gente comune, così come alcune associazioni d’Arma (prima tra tutte l’Associazione Nazionale Alpini), è stata la mia vera unica forza per andare avanti, e superare tanti momenti bui. La politica si è occupata del nostro caso, però a giudicare dalle lungaggini, dagli errori commessi soprattutto nella fase iniziale, col senno di poi non so quanto questo impegno fosse davvero fattivo e scevro da condizionamenti”.