Abusando della posizione di inferiorità dell’alunno e della sua autorità come docente, l’insegnante avrebbe indotto il dodicenne a compiere e subire atti sessuali, sia a scuola (una media della Valle Caudina) sia tramite chat su whatsapp. Durante le indagini, alcune conversazioni, foto e video sono stati ripristinati e recuperati dai consulenti informatici della Procura dopo il sequestro degli smartphone, in quanto la donna aveva intimato al ragazzo di cancellare tutto. L’insegnante, secondo la ricostruzione del pm, ha messo in atto un’opera di persuasione definita “sottile e subdola” instaurando con l’adolescente un rapporto di “predilezione”. La misura cautelare ordinata a settembre era stata ritenuta quella più idonea in quanto l’indagata, si leggeva nell’ordinanza, “è apparsa non in grado di autoregolare i propri impulsi sessuali e la sola sospensione del rapporto lavorativo, cautelativamente applicata nella sede disciplinare, non è apparsa sufficiente a prevenire il rischio di contatti personali e telematici con minori”.