Per le foto shock della morte di Kobe Bryant, la contea di Los Angeles ha accettato di pagare a Vanessa Bryant e a tre delle sue figlie quasi 30 milioni di dollari. La transazione chiude il contenzioso su potenziali rivendicazioni legate alla condivisione delle foto dell’incidente in elicottero del gennaio 2020 in cui morirono la star del basket e una delle figlie, insieme ad altre sette persone. L’accordo, secondo quanto riporta il New York Times, include 15 milioni di dollari che una giuria ha assegnato a Vanessa Bryant in agosto, con fondi aggiuntivi per saldare potenziali richieste da parte delle sue figlie. Le foto shock furono condivise privatamente da parte di alcuni poliziotti e pompieri della contea. “La giornata di oggi segna il culmine della coraggiosa battaglia della signora Vanessa Bryant per chiedere conto della loro responsabilità a coloro che sono coinvolti in questa condotta grottesca”, ha dichiarato in una nota l’avvocato della donna, Luis Li. “Ha combattuto per suo marito, sua figlia e tutti coloro nella comunità la cui famiglia deceduta è stata trattata con simile mancanza di rispetto. Speriamo che la sua vittoria al processo e questo accordo pongano fine a questa pratica”. L’incidente che ha portato alla morte di Kobe Bryant e di sua figlia Gianna avvenne il 26 gennaio 2020, quando un elicottero privato da lui noleggiato si schiantò sulle colline di Calabasas, in California. L’incidente ha provocato la morte di tutti i nove occupanti dell’elicottero, tra cui Kobe e sua figlia Gianna, che stavano viaggiando verso una partita di basket. Kobe Bryant, conosciuto universalmente come uno dei più grandi giocatori di basket della storia, ha avuto un legame profondo con l’Italia: dai 6 ai 13 anni ha infatti vissuto nel nostro Paese assieme alla famiglia, imparando la lingua e intrecciando legami di amicizia e di affetto. Nel 1996, a soli 17 anni, è diventato il più giovane giocatore di sempre ad essere scelto nella NBA. Kobe Bryant, uno dei più grandi giocatori di basket di tutti i tempi, ha ottenuto il soprannome “black mamba” durante la sua carriera. La sua abilità di giocatore ha ispirato l’etichetta “black mamba”, che rappresentava la velocità, l’agilità e la forza della squadra di Kobe.