domenica, Dicembre 22, 2024

Migranti, Trenta persone disperse, solo in 17 tratte in salvo da un mercantile a largo della Libia

Trenta persone disperse, solo in 17 tratte in salvo da un mercantile. Dopo il naufragio dell’imbarcazione con a bordo 47 migranti a largo della Libia arriva il j’accuse di Alarm Phone. L’Ong ricorda, in un articolato post, quella che si era già prefigurata fin dai primi istanti come la cronaca di una tragedia annunciata.  Il barchino si trovava in area Sar libica, a un centinaio di miglia dalle coste del Paese nordafricano. “Nella notte tra il 10 e l’11 marzo,  Alarm Phone veniva allertata da 47 persone su un’imbarcazione in pericolo, che cercavano di fuggire dalle condizioni disumane in Libia. Ci avevano comunicato la loro posizione GPS (N 33°56, E018°28), che avevamo trasmesso alle autorità italiane, maltesi e libiche alle ore 2:28 dell’11 marzo. La situazione era critica. La barca era alla deriva. Le condizioni meteorologiche erano estremamente pericolose. Le persone a bordo urlavano al telefono, dicendoci di avere bisogno di aiuto. Abbiamo informato dunque, ripetutamente, sia via e-mail che per telefono, il Centro di coordinamento del soccorso marittimo (MRCC) italiano di questa situazione. Abbiamo inviato le posizioni GPS, segnalato il deterioramento delle condizioni, delle persone e dell’imbarcazione, chiedendo più volte che venisse lanciata immediatamente un’operazione di soccorso. Poco dopo il primo SOS, alle ore 3:01, abbiamo chiesto al MRCC di Roma di ordinare alla nave mercantile AMAX AVENUE, che si trovava nelle vicinanze, di intervenire. Eppure, nonostante la vicinanza, la nave ha proseguito oltre il luogo dove si trovava l’imbarcazione, senza fermarsi. Se il MRCC di Roma glielo avesse ordinato, sarebbe potuta intervenire”. “Nove ore dopo il primo SOS – continua l’ong – l’assetto aereo Seabird 2 di Sea-Watch ha avvistato dal cielo l’imbarcazione in difficoltà, informando anche le autorità sulla situazione di imminente pericolo. Tuttavia, solo dopo diverse ore, navi mercantili – non mezzi italiani o facenti capo all’operazione IRINI – raggiungevano il luogo ove si trovava l’imbarcazione in pericolo. Questo ritardo, uno dei tanti ritardi sistematici che Alarm Phone ha documentato nel corso degli anni, si è rivelato letale. Per molte ore, le navi mercantili si sono limitate a monitorare la situazione senza intervenire. Evidentemente, le autorità italiane stavano cercando di evitare che le persone venissero portate in Italia, ritardando l’intervento in modo che la cosiddetta guardia costiera libica arrivasse e riportasse con la forza le persone in Libia, nelle condizioni di tortura da cui avevano cercato di fuggire”.
Redazione
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