“Fratelli e sorelle, buonasera!”. Era il 13 marzo 2013 e con queste parole il nuovo Papa, il Cardinale Jorge Mario Bergoglio, si presentava al mondo affacciandosi dalla loggia centrale di Piazza San Pietro. Lo faceva con semplicità, quasi a voler proclamare in poche lettere, in pochi attimi, lo stile del suo pontificato. Un magistero con al centro la semplicità. Lo si capì subito dalla scelta del nome: Francesco. Un richiamo al Patrono d’Italia e a non dimenticare i poveri. Fu il primo atto di una rivoluzione, dopo lo shock delle dimissioni di Benedetto XVI. Da quella sera sono trascorsi 10 anni di sfide e ricordi indelebili. Dal primo viaggio a Lampedusa per essere vicino ai migranti alla “solitudine” del Covid, dall’impegno per l’ambiente alla mano tesa a Cina e Russia. Ecco i primi dieci anni di papa Francesco.
L’elezione al soglio pontificio di Papa Francesco Bergoglio non era considerato “papabile” e, quando il Cardinale Tauran pronunciò quel nome, non tutti compresero chi fosse quest’uomo che i “cardinali sono andati a prendere quasi alla fine del mondo”. Per certi versi la mente torna all’elezione di Papa Giovanni Paolo II. Anche in quella circostanza ci fu una sorta di sensazione di smarrimento subito cancellata grazie a quel saluto inatteso del papa chiamato da un Paese lontano.
“Buonasera”, dunque, come quel “Se mi sbaglio mi corriggerete” pronunciato da Karol Wojtyla la sera del 16 ottobre 1978. Affinità i tra due personaggi che hanno inciso profondamente non solo la storia della Chiesa, ma dell’umanità. Giovanni Paolo II, il Papa della comunicazione.
Papa Francesco, il Papa social, che ha scelto di restare a dormire a Santa Marta, che sale la scaletta dell’aereo portando con sé una “misteriosa” borsa nera, che ha scomunicato senza giri di parole i mafiosi, che ha affrontato il Covid-19 portando sulle sue spalle il peso del mondo intero in una piazza San Pietro travolta dalla pioggia e dal silenzio in una sera di fine marzo del 2020. Francesco, il Papa che ha messo al centro i poveri e che ha affrontato con coraggio, a viso aperto, i dossier scottanti del Vaticano. Nonostante il “chiacchiericcio”.
L’impegno del Papa verso i migranti, da Lampedusa a Cutro “I trafficanti di esseri umani siano fermati, non continuino a disporre della vita di tanti innocenti. I viaggi della speranza non si trasformino mai più in viaggi della morte. Le limpide acque del Mediterraneo non siano più insanguinate”. Con queste parole pronunciate nell’Angelus dello scorso 5 marzo, Papa Francesco è intervenuto sul naufragio di Steccato di Cutro, in provincia di Crotone. Parole che hanno il sapore di un déjà-vu. Corsi e ricorsi storici, anzi, un ricorso storico arrivato proprio al decimo anniversario della salita al Soglio pontificio del “Papa venuto dalla fine del mondo”, che ha compiuto uno dei gesti più forti del suo pontificato proprio in relazione al tema delle tragedie avvenute nel Mediterraneo.
L’8 luglio 2013 il papa va a Lampedusa. È il primo viaggio italiano del pontificato. Francesco arriva sull’isola e fa due cose che diventano una vera e propria pagina di storia. Un gesto: la corona di fiori gettata in mare in memoria delle tante vittime morte cercando una speranza, un futuro migliore. Una frase: “La cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza. In questo mondo della globalizzazione siamo caduti nella globalizzazione dell’indifferenza. Ci siamo abituati alla sofferenza dell’altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare nostro”. La vicinanza di Bergoglio, la cui famiglia partita dal Piemonte per l’Argentina ha toccato con mano il significato di un viaggio della speranza, sul tema dei migranti è stata una costante di questo decennio. Come non ricordare i vari appelli e le critiche sulle politiche migratorie adottate dell’ex presidente Usa Trump? Storia di un rapporto raccontato in maniera efficace da una foto tra i due in cui il Pontefice non sorride.