Nel mondo 2 miliardi di persone non hanno acqua sicura da bere e 3,6 miliardi, quasi la metà della popolazione mondiale utilizza servizi igienici che lasciano i rifiuti umani non trattati. Sono i dati del Rapporto Unicef e Oms nel quale si afferma anche che ogni anno almeno 1,4 milioni di persone, molte delle quali bambini, muoiono per cause prevenibili legate ad acqua non sicura e scarsi servizi igienici. Metà di tutte le strutture di assistenza sanitaria – dove le pratiche igieniche corrette sono particolarmente importanti – non dispongono di acqua e sapone o di soluzioni igienizzanti per le mani a base di alcol. “L’umanità ha “spezzato il ciclo dell’acqua, distrutto gli ecosistemi e contaminato le falde acquifere – ha detto – Stiamo prosciugando la linfa vitale dell’umanità attraverso il consumo eccessivo e l’uso insostenibile, e la stiamo facendo evaporare attraverso il riscaldamento globale”. Acqua e clima – aggiunge il Wwf – rappresentano due crisi correlate. I problemi legati all’acqua, da un lato la siccità – con il relativo aumento degli incendi – dall’altro alluvioni e inondazioni, sono destinati a peggiorare in tutto il mondo con la crisi climatica. A rischio ci sono milioni di specie animali e vegetali, inclusa la specie umana che già vede oltre due miliardi di persone in situazione di precarietà o sofferenza idrica. L’acqua che beviamo è solo una piccola parte di quella che consumiamo. Al consumo diretto (per lavarsi, cucinare, pulire o innaffiare le piante) che in Italia è di 236 litri al giorno a persona contro una media europea di 165 litri, va aggiunto quello indiretto, legato all’acqua necessaria per produrre i beni e i servizi che utilizziamo e il cibo che mangiamo. Ogni fase produttiva per realizzare un prodotto finito può consumare acqua. La somma di tutti questi consumi rappresenta l’impronta idrica quotidiana. In Italia consumiamo in media circa 130 miliardi di m³ all’anno – una delle impronte idriche più alte d’Europa, con una media di 6.300 litri a persona al giorno. Consumi non più sostenibili e allarmanti, considerando che secondo il World Resources Institute nel 2040 l’Italia sarà in un serio stress idrico. Per quanto riguarda gli usi produttivi, in Italia l’agricoltura è il settore economico più assetato, con l’85% dell’impronta idrica della produzione, comprendendo l’uso di acqua per la produzione di colture destinate all’alimentazione umana e al mangime per il bestiame (75%), e per pascolo e allevamento (10%).
Dopo la produzione alimentare, l’industria tessile è la seconda industria ad alta intensità di consumo idrico al mondo, con circa 93 miliardi di metri cubi di acqua all’anno, pari al 4% di tutta l’acqua dolce estratta a livello globale. Per produrre tutti i tessili acquistati dalle famiglie europee sono necessari ogni anno circa 24.000 milioni di m³ di acqua.