La Cassazione francese ha confermato il rifiuto all’estradizione in Italia dei 10 ex Br degli Anni di piombo. Per ex brigatisti, 8 uomini (fra i quali Giorgio Pietrostefani, condannato per l’omicidio Calabresi) e 2 donne (le ex Br Marina Petrella e Roberta Cappelli), il tribunale francese aveva negato, il 29 giugno 2022, l’estradizione chiesta dall’Italia. La presidente della Chambre de l’Instruction aveva motivato il rifiuto con il rispetto della vita privata e familiare e con il diritto a un processo equo, garanzie previste dagli articoli 8 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, il giorno dopo, aveva però affermato che “quelle persone, coinvolte in reati di sangue, meritano di essere giudicate in Italia”. Di conseguenza, il procuratore generale della Corte d’appello di Parigi, Re’my Heitz, in rappresentanza del governo, aveva immediatamente presentato un ricorso alla Corte di Cassazione, ritenendo necessario appurare se gli ex terroristi condannati in Italia in contumacia beneficeranno o meno di un nuovo processo se la Francia li consegnerà. Lo stesso procuratore contestava la decisione del tribunale sulla presunta violazione della vita privata e familiare degli imputati. Figlio di una vittima: “Sono dei disgraziati” “Qual è la mia reazione? Sono dei disgraziati, perché non c’è giustizia così! E’ tuttavia una decisione che ci aspettavamo dalla Francia”. Così Adriano Sabbadin, figlio di Lino, il macellaio ucciso nel 1979 in Veneto ad opera dei Proletari Armati di Cesare Battisti, commenta il rifiuto della Cassazione francese. “Ci dicano allora, i giudici, quali sono i colpevoli? Ci sono dei morti sulla coscienza di queste persone”. Sopravvissuto ad attentato Br: “Vergogna, intervenga Nordio” “È una vergogna che non ha fondamento giuridico. Io e la mia associazione facciamo appello al ministro Nordio affinché la giustizia italiana intervenga. E chiedo alla Francia: se fosse successa la stessa cosa al contrario con le vittime del Bataclan?”. Così Roberto Della Rocca, presidente dell’Associazione nazionale vittime del terrorismo, sopravvissuto nel 1980 a un attentato delle Br alla Fincantieri di Genova, dove allora lavorava.