lunedì, Novembre 25, 2024

Milano: dieci anni fa la morte di Enzo Jannacci: il cantautore più geniale e anomalo della musica italiana

Dieci anni fa moriva Enzo Jannacci, il poliedrico artista milanese che con le sue canzoni e il suo umorismo ha raccontato un’epoca. La sua eredità è però portata avanti dal figlio Paolo, che a un decennio di distanza celebra la figura del padre nel modo migliore: sul palco. Dopo l’appuntamento del 9 marzo al Teatro Kennedy di Fasano, il 3 giugno (giorno del compleanno di Enzo) tanti amici e colleghi si riuniranno al Teatro Arcimboldi di Milano per festeggiarlo. A dieci anni dalla morte l’amico Renato Pozzetto gli ha indirizzato una straziante lettera, mentre il 3 giugno andrà in scena “Jannacciami!”, in onore di Enzo Jannacci. Organizzato dal figlio Paolo, lo spettacolo vedrà alternarsi gli artisti che hanno condiviso un pezzo di strada con lui e ne hanno seguito le orme come Diego Abatantuono, Ale&Franz, Massimo Boldi, Elio, Francesco Gabbani, J-Ax, Cochi Ponzoni, Paolo Rossi e Ornella Vanoni. “Uno spettacolo dedicato a mio padre, con le sue canzoni più richieste e quelle più nascoste”, anticipa Paolo Jannacci. “Una ripartenza, da dove ci eravamo lasciati dieci anni fa, verso un futuro sempre più Jannacciano, perché ho scoperto che io ho bisogno ancora di ascoltare le sue canzoni e cantarle, nel migliore dei modi, a chi desidera ascoltarmi”. Insieme a Paolo Jannacci sul palco degli Arcimboldi ci saranno gli amici musicisti che hanno condiviso tanto con Enzo e la sua famiglia come Emiliano Bassi, Marco Brioschi, Roberto Gualdi, Michele Monestiroli e Paolo Tomelleri, accompagnati da un’orchestra d’archi (Infonote di Serafino Tedesi) diretta dal Maestro Maurizio Bassi (già produttore di Enzo negli anni Ottanta).
Enzo Jannacci, le sue canzoni più famose
Nato il 3 giugno del 1935, Enzo Jannacci è stato uno dei grandi protagonisti di un fermento culturale milanese nato tra la fine degli Anni 50 e l’inizio dei 60. Personaggio poliedrico e dotato di una vena ironica e surreale, ha legato il suo nome anche a quello di Giorgio Gaber, Cochi e Renato e Dario Fo, tutti personaggi con i quali ha lavorato e scritto canzoni. Con una solidissima preparazione alle spalle (era diplomato in armonia, composizione e direzione d’orchestra al Conservatorio di Milano dove aveva studiato otto anni di pianoforte), è stato cantautore, cabarettista e attore ma non ha comunque mai lasciato la sua professione di medico chirurgo (si era laureato nel 1969), al punto da definirsi sempre “prima medico e poi artista del mondo dello spettacolo”. Jannacci ha pubblicato nella sua carriera quasi trenta album, con canzoni divenute parte del nostro patrimonio popolare come “Vengo anch’io. No, tu no”, “Quelli che…” (scritta con Beppe Viola), “Ci vuole orecchio”, “Ho visto un re”, “L’Armando”, “Son s’cioppaaa” e “El purtava i scarp del tennis”. Negli Anni 90 ha partecipato anche a tre edizioni del Festival di Sanremo lasciando sempre un segno importante, a partire da “Se me lo dicevi prima” nel 1989, per passare alla drammatica “La fotografia” del 1991, la dissacrante “I soliti accordi” in coppia con Paolo Rossi nel 1994, fino a “Quando un musicista ride” nel 1998, vincendo il premio della critica sia nel ’91 che nel ’98. Il sodalizio con Giorgio Gaber Enzo Jannacci ha legato buona parte del suo percorso a quello di Giorgio Gaber, di cui quest’anno ricorrono i vent’anni dalla morte. Amici fraterni, i due hanno iniziato insieme nel giro dei cabaret milanesi formando un duo chiamato I due corsari, nel 1958. I due insieme sono stati tra i pionieri del rock’and’roll in Italia pubblicando alcuni 45 giri che poi sono stati raccolti in un album, “Giorgio Gaber e Enzo Jannacci”, uscito nel 1972. Ma anche se le strade artistiche dei due si sono separate per qualche tempo, negli anni 80 si sono ricongiunte con la formazione degli Ja-Ga Brothers, ispirata ai Blues Brothers, con un album pubblicato nel 1983 e il singolo di successo “Una fetta di limon”. Ma i due si sono ritrovati anche in teatro, nel 1991, quando hanno interpretato, insieme a Felice Andreasi, “Aspettando Godot”, un classico del teatro dell’assurdo di Samuel Beckett. Le canzoni per Cochi e Renato Un’altra collaborazione particolarmente fortunata e fruttuosa è stata quella con Cochi e Renato. Con Ponzoni e Pozzetto Jannacci ha scritto tutte le canzoni più belle del duo comico: da “La gallina” a “Canzone intelligente”, “A me mi piace il mare”, “Come porti i capelli bella bionda”, fino a “E la vita, la vita”, celebre sigla di Canzonissima 74.  Enzo Jannacci e la televisione Quello di Enzo Jannacci con la televisione è stato un rapporto tanto lungo quanto saltuario, iniziato nel 1963 con uno sketch per Carosello. Nel 1968 partecipa a “Quelli della domenica”, che lo vede protagonista insieme a Cochi e Renato, Lino Toffolo, Felice Andreasi e altri comici del Derby Club cabaret di Milano. Nel 1980 poi realizza con Massimo Boldi, Diego Abatantuono, Giorgio Porcaro e altri cabarettisti emergenti (ma molti diventeranno famosissimi, come Giorgio Faletti) “Saltimbanchi si muore”. Nell’arco dello stesso decennio vanno in onda alcuni speciali come “Jannacci special” e “Gransimpatico”, ma è con “Trasmissione forzata”, accanto a Dario Fo e Franca Rame, che nel 1988 torna in pianta più stabile. Negli anni 90 ha fatto coppia con Piero Chiambretti ne “Il laureato Bis”, ha partecipato a “Stiamo lavorando per voi”, la trasmissione che ha visto il ritorno di Cochi e Renato, per cui ha scritto anche la sigla, “Nebbia in Val Padana”, mentre negli anni 2000 è comparso più volte a “Zelig”, dove suo figlio Paolo era maestro d’orchestra.
Redazione
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