mercoledì, Ottobre 30, 2024

Il Caso Emanuela Orlandi, oggi il fratello Pietro in Vaticano dal Promotore di Giustizia

Il Promotore di giustizia del Vaticano oggi incontra Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela la figlia del commesso del Vaticano sparita nel nulla ormai quarant’anni fa. Con lui il legale della famiglia, Laura Sgrò. L’incontro era stato chiesto dallo stesso fratello di Emanuela “per rendere proprie dichiarazioni e offrire eventuali informazioni in suo possesso nell’ambito del fascicolo aperto dal Promotore di Giustizia vaticano a gennaio di quest’anno, a seguito di alcune recenti dichiarazioni sulla scomparsa della sorella”. L’Ufficio del Promotore ha avuto modo di confermare “a volontà della Santa Sede di fare chiarezza sulla vicenda, anche alla luce delle recenti dichiarazioni di Pietro Orlandi, intraprendendo ogni azione possibile al fine di giungere a una ricostruzione accurata degli eventi, per quanto di propria competenza”. “Sul caso Orlandi papa Francesco e il Segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, vogliono che emerga la verità senza riserve”, ha confermato in un’intervista al ‘Corriere della Sera’ il Promotore di Giustizia del Vaticano, Alessandro Diddi. “Tra i fascicoli ereditati dal mio predecessore, il professor Gian Piero Milano, ve ne era uno contenente una serie di denunce della famiglia Orlandi relative alla scomparsa di Emanuela. Al fine di fare definitiva chiarezza sulla vicenda, nel gennaio di quest’anno ho ricevuto dal Papa l’incarico di occuparmi del caso e, in tale prospettiva, ho ritenuto di far confluire in un unico fascicolo tutte le informazioni reperite avendo compreso la rilevanza del materiale che avevo a disposizione. In concomitanza a questa iniziativa, in Italia, è stata istituita una Commissione parlamentare di inchiesta e pertanto vi sarà una proficua collaborazione tra i due Stati”. “In pochi mesi sono state effettuate verifiche non espletate in 40 anni. Gli approfondimenti eseguiti dovranno emergere, perché sono attività di indagine destinate a confluire integralmente nei fascicoli dell’Ufficio e di questo anche le gerarchie vaticane sono pienamente consapevoli. – prosegue Diddi – Su alcuni documenti probatori non dovranno più insinuarsi equivoci, non ci potranno essere ombre sulle quali possa continuare ad addensarsi un alone di mistero. Se non svolgerò le attività di indagine accuratamente sarò sotto gli occhi di tutto il mondo. E non voglio si possa pensare che, in qualche modo, abbia preservato qualcuno o coperto qualche situazione. Questo rischio non lo voglio correre, non me lo posso permettere. In Vaticano conoscono tali mie prerogative e ho raccolto ampie garanzie poiché siamo accomunati dagli stessi intenti”. In merito alla Banda della Magliana, secondo Diddi “il ruolo nel caso Orlandi temo sia stato sopravvalutato, sebbene esistano alcune evidenze. La situazione, tuttavia, impone un inquadramento più ampio”.

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