Si è aperto in Tribunale a Roma il processo per l’imbrattamento con vernice idrosolubile dell’ingresso del Senato, compiuto da tre cittadini aderenti a Ultima Generazione il 2 gennaio scorso. All’udienza, presieduta dal giudice Pastori, hanno preso parte Alessandro, Davide e Laura, imputati per danneggiamento aggravato, un’accusa che può comportare una condanna fino a 5 anni, nonostante la vernice sia stata rimossa con facilità dopo poche ore. In aula la procura era rappresentata dal Pm onorario e gli enti che hanno chiesto di costituirsi parte civile, il Senato della Repubblica, il ministero dei Beni Culturali e il Comune di Roma. Il giudice ha rinviato l’udienza al giorno 18 ottobre, dopo avere terminato le formalità del rito ordinario scelto dagli imputati. Sarà ammesso a testimoniare il geologo Mario Tozzi, insieme con Bjork e Zoe, due attiviste di Ultima Generazione. “Siamo consapevoli delle conseguenze delle nostre azioni sappiamo cosa rischiamo e siamo pronti ad accettarlo – ha affermato uno degli attivisti abbiamo deciso di andare avanti e rivendichiamo le nostre azioni. “Continueremo a fare quello che abbiamo fatto perché molto più che affrontare un processo ci spaventa il futuro e la condanna sul nostro futuro è quella che ci fa paura, non quella che decideranno qui dentro”. Davanti al tribunale, a Piazzale Clodio, si è svolto anche un sit-in degli ambientalisti. A volte – hanno rivendicato i tre giovani – “è necessario compiere gesti straordinari per evidenziare un problema. Siamo sempre rimasti nella cornice della non violenza e così sarà anche nel futuro. Ci dicono che questo è un atto violento. Ma allora non è violenza la mancanza di acqua, di cibo? Perché è violenza solo quando reagiamo?”.