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domenica, Settembre 1, 2024

Istat: produzione industriale in calo a luglio, -2,1%.Ue taglia le stime sul Pil, l’Italia a +0,9% nel 2023

Dopo due mesi di ripresa, la produzione industriale torna in negativo. L’Istat stima per luglio un calo dell’ 0,7% dell’indice destagionalizzato rispetto a giugno. In termini tendenziali l’indice complessivo, al netto degli effetti di calendario diminuisce del 2,1% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 21, come a luglio 2022). Grazie agli aumenti della produzione industriale a maggio e giugno, la media del periodo maggio-luglio segna un livello della produzione in aumento dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti. E l’Ue taglia le stime sul Pil, con l’Italia a +0,9% nel 2023. L’istat osserva che l’indice destagionalizzato mensile cresce su base congiunturale solo per l’energia (+3,7%); mentre cala per i beni intermedi (-0,5%), per i beni strumentali (-1,5%) e per i beni di consumo (-1,6%). A livello tendenziale, invece, tra i principali settori cresce solo quello dei beni strumentali (+3,0%); diminuiscono, invece, i beni di consumo (-3,7%), l’energia (-4,0%) e i beni intermedi (-4,5%). I soli settori di attività economica che presentano variazioni tendenziali positive sono la fabbricazione di mezzi di trasporto (+10,1%), la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+5,8%) e la fabbricazione di computer e prodotti di elettronica (+0,4%). I settori rimanenti sono tutti in flessione; quelle più ampie si registrano nell’industria del legno, della carta e della stampa (-12,3%), nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-10,8%) e nell’attività estrattiva (-10,1%). “Dopo due mesi di crescita congiunturale l’indice destagionalizzato della produzione industriale registra, a luglio, una diminuzione; questa è diffusa ai principali comparti, con l’esclusione dell’energia. E’, tuttavia, lievemente positivo l’andamento congiunturale complessivo nella media degli ultimi tre mesi. In termini tendenziali, al netto degli effetti di calendario, l’indice generale è in flessione. Guardando ai principali raggruppamenti di industrie si osservano cali diffusi (a esclusione dei beni strumentali), più marcati per l’energia e i beni intermedi”, commenta l’Istat. I dati Istat sul calo della produzione industriale italiana a luglio “sono dati che sono segnali d’allarme, in qualche misura aspettati”, secondo il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso. Intervistato su Rai3, Urso ha spiegato che “ci sono fattori internazionale che incidono” a partire dall’aumento del prezzo del petrolio, inoltre “il nostro principale partner economico e produttivo, la Germania è in recessione da tanti mesi e aggrava il suo stato recessivo” e “l’aumento dei tassi di interesse ha reso più difficili gli investimenti delle imprese”. La Commissione europea riduce le stime sulla crescita del Pil. Nell’eurozona è attesa a +0,8% nel 2023 (da +1,1% atteso delle previsioni di primavera) e +1,3% nel 2024 (da +1,6%). In Italia è atteso nel 2023 in crescita dello 0,9% (da +1,2%) e +0,8% nel 2024 (da +1,1%). Lo annuncia l’esecutivo comunitario parlando di “slancio ridotto” della crescita nella prima metà dell’anno. L’inflazione è attesa nel 2023 al 5,6% nell’eurozona (da 5,8%) e al 2,9% nel 2024 (da 2,8%). In Italia al 5,9% e al 2,9% quest’anno e il prossimo.

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