A vederlo è l’albero di Natale che tutti si aspettano: palle dorate, ghirlande, luci e una maestosità felice che attraversa due piani della stazione di Roma Termini. Poi tra una luce e l’altra, a guardare bene i pizzini, scritti a mano, con i pastelli, di fretta sui biglietti scaduti del treno, il Natale diventa tutta un’altra storia. Rimpianti, rimorsi, desideri infranti sono scritti ramo su ramo, letterine di adulti che non hanno però lo stile curato di cornicette e lustrini dei piccoli. La luce è bassa, Termini di sera ancora brulica, ma è assopita, e i viaggiatori in attesa del treno sono rapiti da quelle storie. Chi scrive a Babbo Natale, chi a Gesù, chi direttamente a quel destinatario lontano e impossibile. “Fai una magia, fai guarire mia madre” scrive G., oppure “Ridammi mio fratello” è un altro biglietto che descrive di quella malinconia che si avverte a guardare le famiglie riunite per le rimpatriate d’occasione durante le Feste. C’è il maturando che vuole superare l’esame, chi prega che non esca ‘greco’ all’esame, chi chiede una casa nuova, chi la fine della guerra e la pace, chi si infuria su Gaza e su quei bambini che non stanno in nessun presepe. C’è anche chi confonde l’abete con i lucchetti e si giura amore eterno e sposalizi. Ma non è tutta una lacrima. Sbucano cuori, qualche lista della spesa, di giocattoli, soldi e viaggi tropicali. Chi chiede a Babbo Natale cose su cose, mentre le vetrine dello shopping luccicano tutto intorno e da Natale in un attimo si passa al paese dei Balocchi, ma ecco la studentessa che supplica di passare chimica e geologia con il post scriputm: ‘sono disperata’. E alla fine immancabile quel messaggio di Mattia e Manuel che ripropone il dilemma, storico e immortale: “Ma tu Babbo Natale, esisti o no?” e sotto due quadratini dove mettere la risposta. E viene voglia di portarlo via; qualche bambino che inizia a leggere si avvicina… il segreto deve restare.
(Fonte: Agenzia Dire, www.dire.it)