La bozza d’accordo diffusa a Dubai dalla presidenza della Cop28, la conferenza internazionale sui cambiamenti climatici in corso negli Emirati Arabi Uniti, ha deluso le aspettative di gran parte dei rappresentanti dei Paesi partecipanti. Sono molti gli scontenti soprattutto perché manca l’uscita dai combustibili fossili (citati per la prima volta in un testo negoziale). “Questa è la mia proposta, ora fate voi, la mia porta è aperta”, ha detto il presidente della conferenza, Sultan Al Jaber ai delegati dei 197 Paesi, chiamati martedì a votare il testo finale all’unanimità. Tra gli “scontenti” anche Usa e Ue che chiedono di “fare di più”. Attesa per il voto, ma un accordo è difficile Il giorno della verità, dunque, sarà martedì ma appare difficile che i si trovi un accordo definitivo e così i negoziati quindi potrebbero proseguire nonostante il presidente abbia più volte detto che avrebbe voluto chiudere con un accordo che segni la svolta. “Il fallimento non è un’opzione”, aveva detto domenica Al Jaber, al centro delle polemiche per il suo ruolo di amministratore delegato nella società petrolifera di Stato. Nel contempo, però, guida anche un’importante impresa di rinnovabili. La mancata uscita dai combustibili fossili Il nodo cruciale delle 21 pagine del documento “Global stocktake” – il bilancio di quanto fatto finora per attuare l’Accordo di Parigi in cui sono contenuti tutti i temi dello storico accordo del 2015 e gli impegni per frenare il riscaldamento globale a +1,5 gradi centigradi entro fine secolo – riguarda petrolio, carbone e gas. Il testo indica “una riduzione profonda, rapida sia del consumo che della produzione di combustibili fossili in modo giusto, ordinato ed equo, per raggiungere lo zero netto entro, prima o intorno al 2050, come raccomandato dalla scienza”. Ma non cita più la parola “uscita” dai combustibili fossili mentre chiede di “triplicare la capacità di energia rinnovabile e raddoppio dell’efficienza energetica al 2030”. Combustibili fossili che, secondo la scienza, sarebbero all’origine dei cambiamenti climatici e dei disastri meteorologici e per questo andrebbero eliminati, come chiedono tante piccole isole e Paesi poveri sostenuti da alcune super potenze, dagli Usa all’Ue. Pichetto Fratin: “Si deve fare di più” Per il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin: “Si può e si deve fare di più”. “Stiamo lavorando con i partner europei per migliorare la proposta della presidenza emiratina – ha detto -. Serve uno sforzo ulteriore per un testo più ambizioso”. L’Ue prepara una nuova bozza E proprio l’Ue, con il commissario al Clima Hoekstra e il vicepresidente della Spagna, Paese che ha la presidenza di turno dell’Ue, Ribera, con rappresentanti dell’Alleanza delle piccole isole-Stato (Aosis) si sono riuniti per preparare una bozza “corretta”, da sottoporre martedì alla presidenza. Usa: rafforzare il testo Gli Usa chiedono di rafforzare il testo, anche sui combustibili fossili e si dicono “ansiosi di lavorare con le altre parti per garantire un risultato forte per questa Cop”. Dalla Cina (primo inquinatore al mondo) ancora nessuna reazione ma il recente patto con gli Stati Uniti sul clima non dovrebbe riservare sorprese. Isole Marshall: “Non siamo venuti qui a firmare la nostra condanna a morte” Duro il commento della Repubblica delle Isole Marshall che fa parte della Aosis, l’Alleanza dei piccoli Stati insulari: “Non siamo venuti qui per firmare la nostra condanna a morte. Siamo venuti qui per lottare per +1,5 gradi e per l’unico modo per realizzarlo: l’uscita dei combustibili fossili”, ha detto John Silk, ministro delle Risorse naturali della piccola isola-Stato dopo aver visto la bozza. Per Ribera “la scienza è la strada maestra, con l’obiettivo 1,5 gradi e phaseout”. La posizione dei Paesi dell’Opec Contrari all’eliminazione delle fonti fossili sono in prima fila l’Arabia Saudita, primo esportatore di petrolio al mondo, e altri Paesi membri o alleati dell’Opec, dall’Iran all’Iraq, al Kuwait, alla Russia. E saranno rimasti sorpresi nel non vedere più in questa bozza il phaseout che era contemplato in un testo precedente. L’Onu spinge per un compromesso Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres aveva esortato in mattinata le parti “a un compromesso e alla flessibilità per la soluzione”, ma evidentemente le posizioni sono ancora troppo distanti.