Al termine del tavolo governo-sindacati sull’ex Ilva di Taranto, Palazzo Chigi chiede garanzie a Mittal. L’esecutivo scrive in una nota di aver “assicurato ai rappresentanti dei lavoratori il massimo impegno per garantire la continuità produttiva, vagliando le ipotesi in campo atte a evitare il ricorso all’amministrazione straordinaria. A tal fine, ha già fissato un incontro l’8 gennaio con l’azionista di maggioranza, al quale saranno chieste precise garanzie su investimenti, livelli di produzione, sicurezza dei lavoratori, salvaguardia degli impianti e tutela ambientale”. La riunione “peggio di così non poteva andare”, secondo il segretario della Uilm, Rocco Palombella, che si dice pronto a “lottare fino alla fine”, senza esclusione di nessun tipo di iniziativa, per evitare lo scempio di continuare a far gestire Acciaierie d’Italia da ArcelorMittal e una chiusura che rappresenterebbe “un disastro senza precedenti”. Anche il capo della Fiom, Michele De Palma, e il coordinatore nazionale per la siderurgia, Loris Scarpa, dichiarano che la situazione è “a un passo dallo scontro” spiegando che nel corso dell’incontro sarebbero state prospettate tre ipotesi. Nella prima ipotesi Arcelor Mittal accetta finalmente di investire; nella seconda la multinazionale dichiara di essere d’accordo a uscire; e nella terza non c’è nessun accordo possibile e quindi l’amministrazione straordinaria. Nessuna di queste strade, secondo De Palma, risponderebbe alla richiesta dei sindacati di una salita del capitale pubblico. La preoccupazione è condivisa dal segretario della Fim Cisl, Roberto Benaglia, pronto a valutare con Fiom e Uilm ulteriori forme di mobilitazione a valle dell’incontro che il governo terrà con i sindacati dopo aver visto Mittal, il 9 o il 10 gennaio. Benaglia aggiunge che al vertice con il gruppo parteciperà il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e che il governo cerca una soluzione consensuale per evitare strappi, con il rischio di contenziosi internazionali e di dover pagare penali. Intanto il tempo stringe e il 10 gennaio termina l’obbligo imposto a Snam di continuare ad alimentare di gas il sito siderurgico di Taranto. Anche al di là delle esigenze di cassa più immediate, il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, indica in 1,3 miliardi il supporto finanziario necessario a garantire un futuro produttivo all’impresa, come previsto dal piano industriale, per le esigenze legate alla produzione e l’acquisizione degli impianti. “Se il socio di maggioranza non risponderà a questa richiesta il governo ne prenderà atto e prenderà i suoi provvedimenti”, dichiara Urso al termine del tavolo a cui per il governo ha partecipato con il ministro degli Affari Ue e del Pnrr, Raffaele Fitto, la ministra del Lavoro Elvira Calderone e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano.