Molto meno note delle sue necropoli, Banditaccia (Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco insieme alle altre sue necropoli sparse per il territorio, ad es. ve ne sono anche a Ceri a dieci chilometri c.a. dal capoluogo – ndr) inclusa, le greppe di Caisra (originario nome etrusco così come i suoi abitanti di allora chiamavano Cerveteri, come pure gli Etruschi, in generale, si citavano come Rasna o Rasenna) risultano, per vari aspetti, molto più affascinanti e misteriose pur essendo state, in parte, anche loro dei luoghi usati per tumulare. “Promontori”non acquatici protesi nel vuoto di una valle, si propongono innanzitutto per la loro straordinaria frastagliatissima geologia
(da cui il termine greppe) luoghi in cui ove fino a qualche anno fa, in alcune cavità naturali, nidificavano addirittura le poiane e sulle quali l’uomo “etrusco”, romano e alto medioevale ha lavorato o semplicemente ha gettato dalla cima di esse (il “butto” come detto in archeologia) i residui della sua vita quotidiana (si vedono, fra l’altro, anche molto bene, sia tutta una lunga stria di cenere scaricata per anni da un antico forno etrusco, che una “tagliata” sempre di epoca “etrusca” effettuata per far defluire l’acqua lateralmente e non nel precipita verticale!); tutti elementi questi che hanno mandato e mandano in “solluchero” gli archeologi più avveduti con le loro sistematiche ricerche stratigrafiche. Parlando delle greppe ceriti più note: quelle di Sant’Angelo e di Sant’Antonio (nella vulgata chiamate anche le Greppe di Eufronio ed a seguire se ne legge il motivo) va detto che esse si affacciano sulla valle del fiume Vaccina ( in quel tratto chiamato anche fosso della Mola con, fra l’altro anche i resti di un antico ponte “etrusco”) un corso d’acqua che nell’antichità era conosciutissimo tanto da essere citato sia da Virgilio nell’Eneide come il Caeritis Amnis che da Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia come il Caeretanus Amnis. C’è di fatto da constatare che in un’area, di meno di due chilometri quadrati, compresa fra le greppe ed il fiume, si rileva una incredibile concentrazione di resti storici ed archeologici. Inoltre per quanto concerne la monumentale necropoli rupestre di Greppe Sant’Angelo così scrive la Soprintendenza Archeologica per l’Etruria Meridionale: “Si tratta di un grandioso complesso funerario disposto su più livelli interamente costruito nell’alzato con grandi blocchi di tufo e consta di una corte a pianta trapezoidale chiusa in origine lateralmente da muri in opera quadrata. La fronte presenta una composizione articolata distinta in due registri architettonici: al centro è ricavata una scala comunicante con i livelli superiori, ai lati della quale erano incassate due finte porte, con battenti scolpiti a pannelli. Le tombe a pianta trapezoidale sono coperte da una grandiosa volta a botte. ” La struttura doveva presentare un notevole arredo scultoreo di cui è testimonianza,fra l’altro, la famosa statua del demone Charun ( il Caronte etrusco) normalmente esposta (salvo prestiti) al Museo Nazionale Cerite a Cerveteri. Il famosissimo e bellissimo Cratere di Eufronios e di Euxitheos, restituitoci dal Metropolitan Museum di New York, fu trafugato (con una gran bella giallistica in proposito) proprio da questo luogo incredibile che sono le Greppe di Sant’Angelo. Accanto ad essa, attualmente divisa solo da una strada rurale in terra battuta, vi è l’altra meraviglia costituita dalle Greppe di Sant’Antonio (tale nome perché site alle spalle di un tabernacolo ottocentesco con su dipinto un più che “dignitoso” – pittoricamente parlando – Sant’Antonio dalla lunga barba bianca) le quali “sfoderano”, fra l’altro, un ben conservato tratto di strada romana in basoli sovrapposta alla precedente etrusca di cui si vedono ancora i cigli; strada che prosegue, sotto l’attuale livello del terreno, verso il fiume dove si rilevano degli importanti resti di un ponte “etrusco”, sembra che questa via, all’epoca, recasse fino a Sabatia (lago di Bracciano). A far da cornice alla strada vi sono, molto grandi ed appariscenti, i resti di due mausolei (o fontane votive?) di epoca romana, mentre alle spalle di essi nell’alzata della greppa (geologicamente, abbiamo detto, interessantissima) sono presenti tante nicchie funerarie risalenti al Primo Alto Medioevo (476 d.C. c.a.) con qualcosa pure della precedente epoca etrusco – romana. Ma le “sorprese” dell’area delle Greppe non si esauriscono certo qui in quanto nel pianoro sovrastante detto, in tempi moderni, “vigna Calabresi”, furono ritrovati, oltre ai resti di fondamenta di case etrusche, anche quelli di un grande tempio etrusco dedicato ad Eracle; tempio che aveva inglobato nel suo perimetro la precedente Fons Herculis di grande antichità ricordata a Caere (nome antico romano di Cerveteri, mentre i greci la chiamavano Agylla) da importanti fonti storiche latine (leggasi, ad es., Tito Livio). E non basta, al di là della strada rurale succitata, all’interno del parco di una villa privata, vi sono i ben conservati resti di due terme contigue ma ben distinte: Una di epoca romana ed una di epoca etrusca! Per inciso i “ritrovamenti occasionali”, a seguito di scavi di recupero e ripristino fatti in loco non molti anni fa, hanno reso, fra l’altro, una antefissa ed alcune clavette bronzee (il culto di Eracle che “ritorna”) e vari resti di vasellame fra cui un gran bel frammento della famosissima kylix di Eufronios ed Onesimos (una grande coppa dipinta, una delle più grandi in assoluto, di 46,5 cm. di diametro per 20,5 cm. di altezza restituitaci dal Getty Museum di Malibu in California), frammento che insieme agli altri frammenti precedentemente trafugati sono legati anche loro ad una “giallistica” addirittura superiore a quella del famosissimo Cratere di Euxiteos ed Eufronios. Kylix e Cratere che rappresentano scene della Ilioupersis (la caduta di Troia). E pensare che questi capolavori, realizzati da alcuni dei massimi Maestri attici di 2.500 anni fa, ora bellissimi reperti che sono stabilmente conservati al Museo Nazionale Cerite sito, come è noto, in piazza Santa Maria a Cerveteri, erano oggetti d’uso nelle ricche case dell’opulenta etrusca Caisra. Arnaldo Gioacchini, membro del Comitato Tecnico Scientifico dell’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale Unesco.