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mercoledì, Luglio 3, 2024

Argentina, il presidente Milei torna a rivendicare la sovranità sulle isole Falkland

ll governo dell’Argentina è tornato a rivendicare la propria sovranità sulle Isole Malvinas (o Falkland), sulle Isole Georgia del Sud, sulle Isole Sandwich del Sud e sugli spazi marittimi circostanti. Martedì 18 giugno il paese sudamericano ha rinnovato alle Nazioni Unite la sua richiesta di controllo sull’arcipelago dell’Atlantico meridionale, dal 1833 Territorio d’oltremare del Regno Unito. “Sono già trascorsi 191 anni dall’inizio dell’occupazione illegale delle Isole da parte del Regno Unito”, ha affermato Diana Mondino, ministro degli Esteri della presidenza di Javier Milei, all’inizio del suo messaggio alla commissione. Nel suo discorso alla commissione delle Nazioni Unite, Mondino ha sostenuto che le relazioni tra Londra e Buenos Aires, dopo anni di dissidi, siano ormai “mature” per intraprendere un “dialogo costruttivo di interesse comune” sulla questione Falkland-Malvinas. “Il tempo trascorso non ha in alcun modo diminuito la validità delle nostre rivendicazioni, né modificato la nostra convinzione che questa prolungata controversia debba essere risolta pacificamente, attraverso negoziati bilaterali tra il mio Paese e il Regno Unito”. Ha poi aggiunto che la rivendicazione della sovranità sulle isole è condivisa “da tutto il popolo argentino” ed è sancita dalla Costituzione.
Malvinas o Falkland Per il Regno Unito sono le Falkland, per l’America Latina sono le Malvinas. Per quasi due secoli attorno a questo arcipelago nell’Oceano Atlantico sono sorte dispute di carattere politico e identitario, sfociate in numerose guerre e rivendicazioni di dominio tra inglesi e argentini. Dal punto di vista formale, oggi le Falkland-Malvinas sono tra i 17 territori “non autonomi” supervisionati dal Comitato speciale delle Nazioni Unite sulla decolonizzazione. Queste isole, di fatto, si governano autonomamente ma per volere dell’ONU fanno capo alla Gran Bretagna per gli affari relativi alla politica estera e alla difesa. Terra di conquista Finite sotto il controllo di Londra agli inizi del XIX secolo, le isole Malvinas distano circa 500 chilometri dalla costa argentina. Buenos Aires non ha mai accettato la conquista coloniale da parte degli inglesi, anzi ha più volte espresso la volontà di rimettere le mani sull’arcipelago. Le richieste degli argentini si sono fatte più insistenti intorno agli anni ’70 dello scorso secolo, con l’ascesa al potere di una dittatura militare di destra. La tensione tra i due contendenti è esplosa nell’estate del 1982, quando la flotta argentina ha attaccato l’esercito inglese di stanza sull’isola. Velleitario però il tentativo del governo sudamericano di riappropriarsi delle Malvinas: dopo due mesi di scontri e numerose vittime (650 soldati argentini e 255 britannici), è stata la corona inglese a trionfare, ribadendo il proprio diritto di gestione del territorio.
Rivendicazioni continue Nonostante la sconfitta, lo scontro ha avuto un forte impatto in termini nazionalistici sulla popolazione argentina, tanto da essere trasporto in disegno su alcune banconote. E nel corso degli anni la propaganda governativa è stata a lungo alimentata da rivendicazioni di controllo delle Isole Malvinas. Nel 1994, con il ripristino della democrazia in Argentina, è stato inserito nel testo delle nuova Costituzione l’obbligo di recuperare l’arcipelago.
Chi ci vive Sulle isole vivono circa 3.500 persone, per lo più di origini britanniche: i cosiddetti kelpers. Fin dagli anni ’60, il governo inglese ha valutato se cedere i possedimenti d’oltremare all’Argentina, dal momento che la colonia aveva un basso valore in termini economici e rappresentava un ostacolo ai commerci con il Sudamerica. Ma è sempre stato bloccato dalla volontà dei residenti dell’arcipelago. Come dimostrato da un referendum nel 2013, il 98,8 per cento dei partecipanti ha votato per rimanere britannico.
Messaggio agli isolani Nel suo intervento alle Nazioni Unite, Mondino ha parlato dei kelpers, che da diversi anni sostengono di godere del diritto all’autodeterminazione. Il ministro ha negato la validità del referendum del 2013 e ha affermato che “l’autodeterminazione non può servire da pretesto per attaccare l’integrità territoriale della Repubblica Argentina”. Allo stesso tempo, però, Mondino ha riferito che l’Argentina non è indifferente “agli interessi, al benessere e alla prosperità degli isolani”.

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