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mercoledì, Luglio 3, 2024

Attentato in una chiesa e in una sinagoga nel Daghestan: 9 morti, tra cui un prete e sette agenti, 25 feriti

Sale il bilancio delle persone rimaste uccise negli attacchi a Derbent, nella Repubblica autonoma del Daghestan, nella Russia meridionale, dove un commando di uomini armati ha aperto il fuoco contro una sinagoga, una chiesa e, subito dopo, un posto di polizia stradale tra Derbent e Makhachkala. Tra le vittime almeno 15 agenti di polizia e un prete. Nell’attacco sarebbero inoltre rimaste ferite almeno 25 persone. Dopo l’attentato i terroristi hanno incendiato i due luoghi di culto. Le squadre antiterrorismo si sono lanciate in una caccia all’uomo per bloccare gli attentatori. Secondo il ministero dell’Interno, almeno sei terroristi sono stati uccisi. Secondo la prima ricostruzione fornita dalle autorità locali del Daghestan, verso le ore 18:00 ignoti hanno sparato contro una sinagoga e una chiesa con armi automatiche. I sospettati sono scappati a bordo di una Volkswagen Polo bianca. Anche Israele ha seguito da subito con grande preoccupazione tutta la vicenda: l’ambasciata israeliana a Mosca ha fatto sapere il ministero degli Esteri di Tel Aviv, s’i è messa immediatamente in contatto con i leader della comunita’ ebraica del distretto di Derbent. Secondo fonti israeliane, “al momento dell’attacco non c’erano fedeli nella sinagoga”.

Operative le forze dell’ordine specializzate in azioni antiterrorismo In tutta la Repubblica caucasica il Comitato nazionale antiterrorismo locale ha deciso una mobilitazione eccezionale delle forze dell’ordine specializzate in azioni antiterrorismo. “Al fine di garantire la sicurezza delle persone, prevenire i crimini terroristici e bloccare le persone coinvolte negli attacchi armati – si legge nella nota del Comitato – il capo della direzione del Servizio di sicurezza federale russo (Fsb) per il Daghestan ha deciso di imporre le operazioni antiterrorismo”.
Una fonte vicina alla polizia locale ha riferito alla agenzia Tass che gli autori di questi attacchi “sono membri di un’organizzazione terroristica internazionale”.
Lo scorso 28 ottobre questa Repubblica a maggioranza musulmana era stata teatro di un atto apertamente antisemita: all’aeroporto della capitale, Makhatchakala, decine di persone presero d’assalto la pista e il terminal dopo che era stato annunciato l’atterraggio di un aereo proveniente da Israele, urlando “Allah u Akbar”, in quella che era sembrata a tutti una vera a propria caccia all’uomo. All’epoca, Mosca accusò il governo di Kiev di avere “un ruolo chiave” in quell’azione. La portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova, disse che l’obiettivo dell’Ucraina era quello di “destabilizzare la Russia” provocando divisioni etnico-religiose. “Accuse assurde”, era stata la replica di Washington. 

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