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sabato, Giugno 29, 2024

L’ira della Meloni contro la Ue: “L’Europa faccia meglio, errore imporre una maggioranza fragile”

L’Unione europea ha “il compito di ripensare totalmente le sue priorità, di fare meno e di farlo meglio”. Giorgia Meloni lo dice, in vista del Consiglio europeo, nelle sue comunicazioni alla Camera, sottolineando che “la disaffezione” dei cittadini verso l’Ue si è “materializzata anche in un’astensione che non può lasciare indifferente” la classe dirigente che in Ue sembra “tentata dal nascondere la polvere sotto il tappeto continuando con logiche deludenti”. E sulla migrazione dice: “Basta trafficanti, bisogna fermare il nuovo schiavismo. L’Italia fa scuola con il Piano Mattei”. Meloni poi chiarisce: “Ora serve un gioco di squadra per garantire all’Italia un incarico di vertice”. Sullo spunto sottolineato del “fare meno e fare meglio” il premier spiega: “Penso che la nuova presidenza della Commissione dovrebbe pensare a una delega specifica alla sburocratizzazione per dare un segnale di cambiamento. Bisogna applicare anche in Europa il principio che applichiamo in Italia: non disturbare chi vuole fare, significa essere più attrattivi degli altri, disboscare la selva burocratica e amministrativa che finisce per essere un percorso a ostacoli che penalizza la imprese”. A questo riguardo, Meloni sottolinea che “l’Ue si è progressivamente trasformata in un gigante burocratico”. In riferimento all’astensionismo, il premier spiega: “La percezione che italiani ed europei hanno è quella di un’Unione troppo invasiva, che pretende di imporre cosa mangiare, quale auto guidare, come ristrutturare la casa, quale tecnologia sviluppare e così via. Normando tutto, finendo anche col rischio di omologare culture, tradizioni, specificità geografiche e sociali, rimane più debole sulla sua capacità di incidere sugli scenari globali, di avere autorevolezza e credibilità nelle aree di crisi, di avere una politica estera e di sicurezza comune, di controllare le sue catene di approvvigionamento fondamentali, con il risultato di rendersi sempre più vulnerabile agli shock esterni”. Sul ruolo dell’Italia a Bruxelles Meloni spiega: “Siamo un Paese fondatore, terzo membro per popolazione, terza economia e seconda manifattura. Mi auguro che si possa agire con compattezza e gioco di squadra per far sì che l’Italia sia rappresentata al meglio, per avere ciò che spetta al nostro Paese come nazione, non come governo”.   Meloni sottolinea poi l’emergenza migranti dicendo che “l’Europa, culla della civiltà occidentale, non può più tollerare che un crimine universale come la schiavitù, che noi europei siamo stati i primi a debellare secoli fa, sia tollerato sotto altre forme. L’agenda strategica dell’Ue prevede il governo dei flussi migratori, indicandolo come priorità così come la difesa dei suoi confini esterni, il contrasto all’immigrazione irregolare di massa, l’impegno per stroncare il business disumano dei trafficanti di esseri umani”. In questo senso, Meloni dice che l’obiettivo comune dell’Ue è di impegnarsi ad affrontare le cause profonde della migrazione. “Si mette cioè nero su bianco – spiega – un principio che noi sosteniamo da tempo, ovvero che il nostro compito è garantire il diritto a non dover emigrare, potendo trovare nella propria terra le condizioni per la propria realizzazione”. Tale obiettivo “presuppone la necessità di costruire un modello nuovo di cooperazione con le nazioni africane affinché queste nazioni possano crescere e prosperare con le risorse che possiedono, una cooperazione da pari a pari, capace di generare benefici per tutti. Siamo soddisfatti che anche questo approccio si ritrovi nell’agenda strategica grazie all’Italia che ha fatto scuola con il Piano Mattei per l’Africa che stiamo progressivamente implementando”. Il premier ricorda poi la morte di Satnam Singh definendola una “morte orribile e disumana” con un “atteggiamento schifoso del suo datore di lavoro. Questa è l’Italia peggiore che lucra sulla disperazione. La vergogna del caporalato è lungi dall’essere sconfitta, ma non intendiamo smettere di combatterla”. Durante l’intervento su Singh anche altri esponenti del governo si sono alzati in piedi, applaudendo, accompagnati dall’intera aula della Camera.

Un “punto molto importante”, riprende il presidente del Consiglio, all’ordine del giorno del Consiglio Ue è “l’adozione dell’agenda strategica 2024-2029. L’Italia ha chiesto e ottenuto che vengano richiamati due principi cardine della Costituzione europea: il principio di sussidiarietà e il principio di proporzionalità. L’Ue dovrà concentrarsi sui grandi temi strategici ed evitare di occuparsi di quei settori in cui gli Stati nazionali possono ottenere risultati migliori”. “L’errore che si sta per compiere – afferma ancora il premier – con l’imposizione di questa logica e di una maggioranza fragile e destinata probabilmente ad aver difficoltà nella legislatura è un errore importante non per la sottoscritta, per il centrodestra o per l’Italia, ma per un’Europa che non sembra comprendere la sfida che ha di fronte o la comprende ma preferisce in ogni caso dare priorità ad altre cose. Se vogliamo rendere un buon servizio all’Europa e alla sua credibilità dobbiamo mostrare di aver compreso gli errori del passato e avere massima considerazione delle indicazioni dei cittadini, che chiedono un’Europa più concreta e meno ideologica”. Secondo Meloni, “se c’è un dato indiscutibile che arriva dalle urne è la bocciatura delle politiche portate avanti dalle forze politiche al governo in molte delle grandi nazioni europee, che sono anche in molti casi le forze che hanno impresso le politiche europee degli ultimi anni: 16% ai partiti di governo in Francia, 32% in Germania, 34% in Spagna. Solo in Italia il 53% degli eletti è espressione delle forze di governo”. Infine, Meloni fa riferimento al documento di Ursula von der Leyen e chiarisce che, mentre sulla gestione del dossier migranti prima si parlava solo di “redistribuzione, ora il paradigma è cambiato ma è fondamentale che questo approccio sia consolidato e diventi strutturale: la stessa lettera che von der Leyen ha indirizzato ai capi di Stato e di governo va in questa direzione, stabilendo che questo approccio debba rimanere al centro anche delle priorità del prossimo ciclo istituzionale”. 

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