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martedì, Luglio 2, 2024

Omicidio Diabolik: parla il pentito Fabrizio Capogna, ex boss del narcotraffico

“Nel mondo della droga non esistono amici e non ci sono sentimenti”. A parlare nell’aula bunker di Rebibbia è una delle gole profonde del crimine romano: l’ex narcotrafficante, Fabrizio Capogna, ora collaboratore di giustizia insieme al fratello Simone. Verrà ascoltato anche lui come teste dell’accusa. Collegato da una località protetta, Fabrizio Capogna ricostruisce i meccanismi, i rapporti di forza, le rivalità per il controllo delle piazze di spaccio. L’esecuzione mafiosa di Fabrizio Piscitelli rimane sullo sfondo. Dell’omicidio è accusato l’argentino Raul Esteban Calderon, unico imputato.
Sottoposto alle domande dei pubblici ministeri Ceraso e Cascini, Capogna descrive quello che era il metodo di Leandro Bennato e Giuseppe Molisso, soci al 50% nel business degli stupefacenti e indagati come mandanti del delitto di Diabolik. Nella deposizione del teste le intimidazioni, le pressioni, ricevute in particolare da Bennato, perché acquistasse la cocaina da loro e non da Lolli, detto “l’Albanese”, suo principale fornitore da Amsterdam e in contatto con la cosiddetta “Batteria di Ponte Milvio”, ritenuta vicina al capo ultrà della Lazio. Capogna riferisce di aver subito una rapina di 10 chili di cocaina da parte di altri due trafficanti sempre originari dell’Albania. I loro nomi “Aldo” e Renato, broker della droga del duo Bennato-Molisso, spiega il testimone.
Il furto della bianca per punire Lolli, in grado di vendere la roba a prezzi competitivi e responsabile di uno “scavalco”, di aver sottratto loro un fornitore importante. La scelta di pentirsi a ottobre 2023, per paura, per il timore di perdere la vita. “Sapevo di cosa erano capaci”, dice e racconta un episodio: la perdita di una partita di 20 chili di coca, la visita a casa della madre e il tentativo di sequestro da parte di un gruppo di uomini vicini a Bennato e Molisso.
C’è poi un altro particolare che il testimone riferisce: il pestaggio di Dorian Petoku, uomo di Piscitelli, ai danni di Calderon, mentre i due sono entrambi in carcere. Un tentativo di vendicare la morte del Diablo, ucciso il 7 agosto del 2019 da un killer travestito da runner.

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